Medico del 118 arrestato per concussione dai Nas a Sulmona. Chiesto denaro ad una paziente

Il professionista, della Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila, aveva chiesto il “compenso” per inoculare un farmaco

PESCARA – I Carabinieri del Nas di Pescara hanno arrestato un medico chirurgo in servizio al 118 della Asl Avezzano Sulmona L’Aquila per concussione.

L’accusa, nei confronti del medico, è quella di aver chiesto ad una paziente ingenti somme di denaro per somministrarle a domicilio delle terapie provenienti dalla Svizzera.

Arrestato in flagranza per il resto di concussione, il medico ora è in carcere.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Sulmona (prima dal procuratore Giuseppe Bellelli e poi da Edoardo Mariotti) sono state avviate a seguito della denuncia presentata ai Carabinieri del Nas abruzzese dalla vittima.

La donna era rimasta perplessa dalla pretesa del medico, in occasione di una visita di emergenza avvenuta presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Sulmona, di ingenti somme di denaro per somministrarle a casa terapie adiuvanti.

I militari, agli ordini del colonnello Domenico Candelli, appositamente appostati nel luogo concordato per l’incontro con la vittima, hanno assistito alla consegna di 230 euro al medico.

I militari sono immediatamente intervenuti prima che lo stesso inoculasse alla vittima, per via endovenosa, il farmaco che aveva portato con se.

Inoculazione che, peraltro, avrebbe eseguito senza alcun piano terapeutico a una paziente che sta affrontando cure salvavita, utilizzando addirittura un dispositivo medico risultato scaduto di validità.

Al termine delle successive perquisizioni, effettuate unitamente ai militari della Compagnia Carabinieri di Sulmona, nel corso delle quali è stato sottoposto a sequestro ingente materiale ritenuto utile alle indagini, il medico è stato tratto in arresto.

È accusato di concussione consumata nei confronti della paziente, poiché, abusando della sua qualità di pubblico ufficiale e approfittando della condizione di estrema fragilità della vittima, derivante dalle gravi patologie di cui è sofferente, pretendeva somme di denaro, da versare ad ogni somministrazione, in cambio di una verosimile specialità medicinale, pur conoscendo le delicate condizioni della vittima”. (FONTE ANSA).

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