Ortona. Per i dipendenti della Halliburton niente cassa integrazione

Il crollo del prezzo del petrolio preoccupa i sindacati per i risvolti che potrebbe avere sul comparto di Ortona

ORTONA. Sul territorio ortonese sono presenti diverse realtà del settore petrolifero.

Una delle più importanti è la Halliburton, multinazionale americana che nelle settimane scorse ha dichiarato di aver deciso di non anticipare la cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo) attivata a seguito dell’emergenza Covid-19.

Nonostante l’appello arrivato dalla Filctem Cgil tramite il suo coordinatore regionale, Carlo Petaccia, quella che è una delle prime società petrolifere insediatesi in Abruzzo e tra quelle di servizio più importanti a livello mondiale per le attività off-shore e on-shore, non ha cambiato idea sulle disposizioni relative alla misura di sostegno ai lavoratori.

«Potremmo avere delle ripercussioni sulle varie aziende che insistono ad Ortona», ammette proprio Petaccia.

Al momento non ci sono notizie ufficiali su ipotetici effetti del basso valore dell’idrocarburo ma, seppur nelle ultime ore questo sia stato dato in forte rialzo, i timori non mancano:

«Ufficiosamente siamo già a conoscenza di problemi di lavoro», rivela il coordinatore regionale della Filctem Cgil.

«Sarebbe opportuno avviare un confronto sul settore per scongiurare l’insorgere di situazioni allarmanti per le maestranze e la perdita di posti di lavoro».
Tornando nello specifico alla Halliburton, invece, non c’è stata la svolta per quel che riguarda la cassa integrazione guadagni ordinaria. «Nonostante la richiesta sindacale per l’esame congiunto, non solo non ha convocato le parti, ma addirittura a differenza delle altre società petrolifere ha deciso di non anticipare l’importo economico della Cigo», ha ribadito Petaccia.

«Eppure si tratta di una prassi consolidata, soprattutto per le aziende importanti come questa». Ad Ortona lavorano per la Halliburton un centinaio di persone per cui si sarebbe trattato di anticipare una retribuzione «di circa mille euro al mese per un massimo di due mesi», prosegue l’esponente della Filctem Cgil.

Petaccia continua a trovare questa scelta ingiustificata, soprattutto se si considera che negli anni scorsi la multinazionale «al primo accenno di difficoltà generale ha licenziato il proprio personale senza mai attivare gli ammortizzatori sociali previsti dalla legislazione italiana. Anzi pur di soprassedere a tale strumento, ha monetizzato di tasca propria, insieme agli incentivi, l’equivalente economico».

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