Penetrazione delle mafie in Abruzzo. Interrogazione al governo del Movimento Cinquestelle. Di Nicola: “Deve intervenire la Commissione Antimafia”

AVEZZANO – Infiltrazioni mafiose in Abruzzo con economie locali, soprattutto legate ad agricoltura e allevamento, a rischio tracollo. Un gruppo di senatori del Movimento Cinquestelle, capeggiato dal marsicano e collega giornalista Primo Di Nicola, hanno presentato una dettagliata quanto allarmante interrogazione al Governo.

“Un’interrogazione rivolta al Governo per fare luce sul fenomeno delle infiltrazioni mafiose all’interno del territorio abruzzese. L’ombra della criminalità organizzata sembra farsi spazio in vari settori sensibili: dalla Mafia dei pascoli, a cui non sembrano esenti le montagne abruzzesi sfruttate da imprenditori senza scrupoli, con finte transumanze di bestiame, al solo scopo di intascare ingentissimi rimborsi dell’Unione europea; allo smaltimento dei rifiuti, da sempre terreno fertile per atti criminosi e riciclaggio; e, non da ultimo, il settore del turismo, in particolare quello edile legato ai villaggi turistici” lo afferma Primo Di Nicola che ha firmato il documento insieme a nove Senatori del M5S: Lannutti (Primo Firmatario), Di Girolamo, Presutto, Pavanelli, Trentacoste, Vanin, Romagnoli e Puglia.

Il Sen. M5S Primo Di Nicola

IL TESTO:MAFIA DEI PASCOLI
L’Abruzzo – come si legge nell’interrogazione –  è finito nell’ultima grande operazione della Direzione distrettuale antimafia di Messina, che in Sicilia ha portato all’arresto di 94 persone e al sequestro di 151 imprese agricole nell’ambito di un’inchiesta della mafia dei Nebrodi su presunte frodi ai danni dell’Unione europea. Almeno da quanto si apprende dalle fonti stampa – riporta il documento – si tratterebbe di milioni di euro sottratti “legalmente” alla UE da grosse aziende e cooperative agricole, che affittano gli alpeggi montani, senza poi garantire l’effettiva presenza del bestiame, con capi figuranti di una transumanza inesistente, complici imprenditori, dipendenti dei centri di assistenza agricola e alcuni insospettabili, come il notaio Antonio Pecoraro, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, che avrebbe falsificato la titolarità dei terreni che servivano ai malavitosi per chiedere i contributi comunitari.
I territori montani abruzzesi, già vittime di un corposo fenomeno di spopolamento potrebbero essere ulteriormente danneggiate da meccanismi criminosi portatori di degrado socio economico che alla lunga potrebbe accelerare il progressivo abbandono dei monti dell’Abruzzo.

RIFIUTI
L’Abruzzo è stato coinvolto anche nello smaltimento illegale di rifiuti, come emerso da un’inchiesta di alcuni organi di stampa. L’inchiesta – si legge nel documento firmato dai senatori – è partita dall’incendio che ha interessato la società “Eco X” di Pomezia, il cui processo si è concluso da poco con la condanna a tre anni dell’unico imputato, Antonio Buongiovanni, che ha visto costituirsi come parte civile l’associazione antimafia “Antonino Caponnetto”. Nella vicenda risulta coinvolta anche la ditta “Caturano” di Maddaloni (Caserta), di Pietro e di suo figlio Antonio Caturano, che secondo l’interdittiva antimafia sarebbe in vario modo accomunata, vicina se non contigua al clan dei Casalesi, i cui tir furono sequestrati dalla Guardia di finanza di Avezzano, mentre erano in sosta sulla superstrada del Liri, con a bordo 27 tonnellate di rifiuti ospedalieri pronti ad essere scaricati illegalmente, su indicazione di un basista locale, in un capannone in disuso appena acquistato all’asta fallimentare nella zona industriale di Avezzano di via Nobel. In passato Antonio Caturano è stato arrestato nell’operazione “Re Mida”, condotta dalla DDA di Napoli, che svelò gli intrecci criminali tra imprenditori e il clan dei Casalesi. In quel caso venne coinvolto il cementificio Colacem di Sesto Campano (Isernia) e oggetto dello smaltimento era un carico di rifiuti tossici e radioattivi.

TURISMO
Già in passato nella zona della Marsica – si legge ancora nell’interrogazione –  tra i comuni di Avezzano, Cappadocia, Sgurgola e Tagliacozzo sembrano emerse infiltrazioni della banda della Magliana. Come pure è da ricordare i dati emersi dalla stampa sul riciclaggio in alcune società abruzzesi da parte di noti personaggi vicini alla mafia siciliana e legati al gruppo mafioso Ciancimino-Lapis, che operava nel quadrilatero Sulmona, Casoli, Tagliacozzo e Avezzano. Alcune segnalazioni – si legge ancora nel testo presentato ai Ministri –riportano che recentemente sembra esserci stata segnalazione di una anomala concentrazione di appartamenti nei comuni a forte propensione turistica di Cappadocia e Camporotondo e fu proprio a Cappadocia, sette anni fa, che  la DIA sequestrò due appartamenti che facevano parte del “tesoretto” di Alfredo Bizzoni, basista e uomo chiave delle stragi mafiose del 1993. C’è da chiedersi se questi investimenti possano essere terreno fertile per possibili infiltrazioni da parte della criminalità organizzata, che tramite prestanome o società fantasma acquisterebbero immobili in condomini o villaggi turistici per riciclare denaro sporco, considerando che tali soggetti sarebbero avvantaggiati anche dall’anonimato delle sedute condominiali.

I QUESITI  L’interrogazione è rivolta ai Ministri in materia (Interno, Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Politiche agricole alimentari e forestali ed Economia e delle finanze) e ha lo scopo di sapere se questi siano a conoscenza di quanto riportato dal documento  e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere per effettuare controlli sia circa il corretto uso dei fondi comunitari e, in caso affermativo, quali siano gli esiti di tali controlli. E se ritengano, per quanto di competenza, di dover intraprendere iniziative allo scopo di verificare ed eventualmente prevenire operazioni di riciclaggio in beni immobiliari da parte della criminalità organizzata nelle zone altamente turistiche, così come segnalato dalle associazioni antimafia locali.

“Situazioni – afferma Di Nicola a commento dell’interrogazione –  che non possono restare confinate nei territorio regionale ma che debbono essere affrontate nelle sedi proprie della politica nazionale a cominciare dalla Commissione parlamentare antimafia”. conclude. Alleghiamo in Pdf e immagine il testo completo ed integrale del documento dei nove senatori pentastellati.

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