Sanità e Covid 19. Diego Di Bonaventura: “Basta proclami e passerelle. Uniti per cercare soluzioni razionali e utili a chi è in prima linea”

Foto ANSA

TERAMO – Il  Presidente della Provincia, Diego Di Bonaventura,  interviene sulle polemiche, che si sono rincorse in questi giorni, in merito alla gestione sanitaria dell’emergenza e sulla proposta di una struttura commissariale straordinaria. Intervento dal quale arriva anche un invito alla coesione, fra i vari attori politici , e non solo,  per superare il difficile momento che stiamo vivendo. Emerge dalle parole del Governatore della Regione una presa d’atto circa la perniciosità di una capillare telecronaca di circostanze non essenziali per i non addetti ai lavori, che potrebbe generare, e spesso genera, una percezione alterata dei fatti, alimentando un circolo vizioso, oltremodo dannoso in un frangente come questo.

Diego Di Bonaventura

Queste le parole di Di Bonaventura  “Oggi piangiamo un morto che si poteva salvare: un uomo con un infarto che ha avuto paura a rivolgersi alle cure sanitarie, all’Ospedale. Fermiamoci.  Stiamo lanciando messaggi sbagliati, rincorrendo la cronaca e i dati. Non è il nostro mestiere.  Siamo stati eletti in tempo pace e ci troviamo ad affrontare la guerra.  E’ dura per tutti ma noi amministratori non possiamo diventare gli amplificatori di tutte le paure, le ansie e le preoccupazioni rilanciando richieste le più disparate in questa fase emergenziale… I rischi sono troppo grandi.  Una fuga di notizie o un  decreto travisato non è solo un errore di comunicazione ma può diventare una fra le cause dell’aumento del contagio a Sud.  Le nostre parole, in quanto istituzioni, hanno un peso specifico molto importante. … Abbiamo le Unità di Crisi, i tavoli congiunti in Prefettura, in Regione, possiamo accertarci di persona e con celerità rispetto ad una situazione, uno sviluppo, un farmaco.  Possiamo avanzare proposte, chiedere suggerimenti, offrire la nostra disponibilità.  Noi dovremmo avere una visione complessiva e in quella visione c’è quella di non incutere ulteriori preoccupazioni e paure ai cittadini. e di non avere la tentazione di sostituirsi a chi solo può dare certezze scientifiche e sanitarie. Oggi, ora, come in tempo di guerra, la paura, è il nemico peggiore: se facciamo venire meno il patto di fiducia fra i cittadini e chi li sta curando il danno sarà enorme. La Asl di Teramo, fra le prime in Italia, ha pensato ad un ospedale dedicato al COVID19 ad Atri: una decisione esemplare che forse andava plaudita con maggiore forza. Si stanno sperimentando i farmaci giusti – non è mica necessario fare un comunicato su tutto – tutti i capi dipartimento compongono la speciale Unità di crisi….La Asl di Teramo vive una condizione comune a tutta l’Italia sanitaria, scarseggiano i dispositivi, i reagenti, i laboratori per processare i tamponi e sia il Ministero della Salute che la Protezione Civile che la Presidenza del Consiglio ci spiegano ogni giorno perché: nulla che sia imputabile alla Asl di Teramo, ovviamente, e qui abbiamo anche la risorsa preziosa dell’Istituto Zooprofilattico  e del suo laboratorio.  Possiamo fare di più?  Sempre, si può sempre fare di più, confrontandoci  tra amministratori mettendo in comune idee ed esperienza senza conflittualità e men che mai competizione. Non serve urlare o inseguire la cronaca ma assecondare e sostenere razionalmente lo sforzo di chi è in prima linea. Mi pare, lo dico sommessamente, che in troppi, ogni giorno, si esprimono con estrema leggerezza su temi di così grande complessità da far tremare i polsi agli esperti competenti, figuriamoci al resto del mondo.  L’idea di un Commissario straordinario, lanciata ora, in piena emergenza e con la macchina della risposta sanitaria e amministrativa già in moto, suona come un proclama, peraltro a forte rischio strumentalizzazione e non sempre per ragioni nobili,  piuttosto che una soluzione.  Curiamo la nostra comunità, coinvolgiamo consiglieri, associazioni, minoranze e maggioranze: abbiamo bisogno di tutti. Però abbassiamo i toni, adesso è indispensabile.   Lo dobbiamo anche a operatori sanitari, infermieri, barellieri, assistenti, medici, agli addetti alla pulizia dei presidi sanitari, agli autisti delle ambulanze, ai volontari della Protezione Civile: non facciamo sentire inutile il loro sforzo. E’ un peso più gravoso dei rischi che stanno correndo.

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