Scritte, sporcizia e atti vandalici nell’area della Cattedrale di Avezzano. Un problema di rispetto e cultura ancor prima dell’ordine pubblico

AVEZZANO – Di nuovo atti vandalici con ignobili tazebao sui muri della Cattedrale dei Marsi…
Dopo il lasciare resti di ogni genere intorno al tempio avezzanese, come mostrano le fotografie fornite dal vecchio parroco della Cattedrale, ecco arrivare scritte varie anche con bestemmie di ogni genere.
Ma perché manca il rispetto per un luogo pubblico, un luogo di culto?

Le fotografie riportate sopra sono state riprese, in genere al sabato, dal vecchio parroco della Cattedrale, mentre quella che segue è stata ripresa lunedì sera.

Come si vede si tratta di scritte, mentre nell’altro caso si trattava di sporcizia lasciata nelle aree di accesso alla Cattedrale. Vani sono stati gli appelli del vecchio parroco, i suoi post su FB e via dicendo: sembrava quasi che ce l’avessero con lui.

Tempo fa, l’ex-preside del Liceo Classico, prof. Ilio Leonio, disse al margine di una serie di considerazioni sui giovani di oggi che “…non hanno padri, maestri…” e noi aggiungemmo “…eroi!“.

Una generazione senza punti di riferimento, finisce con l’essere una generazione sbandata pur configurandosi in essa, scusate il gioco di parole, una aggregazione per bande!

Qualcuno ha avuto il coraggio di dire che “…i ragazzi in questione son extracomunitari, musulmani e via dicendo“, ma la realtà è diversa: spesso e volentieri i ragazzi che sfregiano i muri della chiesa o che bivaccano intorno ad essa, lasciando evidenti segni di degrado, sono italianissimi ed anche provenienti da, per così dire, buone famiglie…

Cosa è mancato allora? Dove sta l’errore? Sicuramente c’è un vuoto educativo, un vuoto di riferimenti e la mancanza del concetto legato al rispetto di persone o cose.

La scuola, le famiglie e in genere i reggitori della società, con i loro comportamenti, le loro carenze, il loro, talora, eclissarsi e sfuggire alle responsabilità, concorrono a creare un vuoto di affetti, di contenuti comportamentali e chissà quanto altro in una generazione che ha come ultimo e costante riferimento lo smartphone e il gruppo nel quale si identificano.

L’età da 11 a 18 anni è una età ormai difficilissima perché nella città mancano i punti di aggregazione funzionale, che siano cinema, teatro o altro, non sono direttamente accessibili come un tempo e resta solo la realtà estraniante del bar e, talora, da lì esce fuori la bottiglia e le ubriacature fino a che si resta entro limiti, non diciamo accettabili ma, almeno, reversibili…

Avezzano sembra una città abbandonata, che già dorme il sonno, il grande sonno e non ci resta che chiudere con le parole di Norman Chandler alla fine del Grande Sonno: “… Che importa dove si giace, quando si è morti? In fondo a un pozzo melmoso o in una torre d’avorio sulla vetta di una montagna? Si è morti, si dorme il grande sonno, non ci si preoccupa più di certe miserie. L’acqua e il petrolio sono come il vento e l’aria, per noi. Si dorme il grande sonno, senza badare se si è morti male, se si è caduti nella sporcizia…”.

Un finale tragico e senza il conforto della presenza di Humphrey Bogart!