Terzapagina. “Grotesk” Bruno Maccallini torna ad Avezzano


Una immagine da Grotesk
Uno spezzone della locandina

Da quanto tempo Bruno Maccallini manca da Avezzano?
A parte le fugaci apparizioni in occasioni particolari, per me manca da quel giorno (1979) che interpretò un manichino, molto dechirichiano, che fugge via urlando nel corridoio centrale della platea dello scomparso cinema-teatro Impero, nella parte un po’ misteriosa, in un, forse, dimenticato spettacolo di Carlo Recchia e del Gruppo Teatro Giovane, “La Buccia”.
Dopo di allora son venute l’Accademia e poi i mille ruoli e il successo in Germania ed altrove e, infine, arriva “Grotesk” e con esso ecco qui Bruno Maccallini che torna nella sua città natale, là dove mosse i primi passi teatrali, disegnando sempre personaggi nei quali la mimica facciale, la voce e la gestualità hanno avuto una parte importantissima, proprio come ora accade sul palcoscenico, sulla scena di “Grotesk”.

Le espressioni riflessive son una citazione da un video di TV2000, ma esprimono la grande capacità di Bruno di costruire il suo personaggio, quello che comunque sarà in scena. Ora sembra voler dire tutto quel che c’è dietro, alla scena, ma poi sul palcoscenico avverrà la trasformazione…

Sì, Bruno diviene davvero il personaggio di Grotesk quello che sulla scena dipana il racconto di un mondo per molti sconosciuto, quello del Kabarett della Repubblica di Weimar, ovvero di una breve parentesi di storia politica di un paese distorto e mutilato dalla fine della guerra del Kayser e che diverrà preda della assurda aberrazione del Reich hitleriano, proprio quello che avrebbe precipitato il mondo nell’abisso sanguinoso della Seconda Grande Guerra…
La storia che racconta Grotesk è di una Berlino forse un po’ magica che credé di poter essere un po’ il centro di un nuovo mondo…
“Grotesk” è un one man show con protagonista proprio Bruno Maccallini, in veste di attore e di autore della pièce insieme ad Antonella Ottai che aveva scritto il romanzo “Ridere rende liberi”, ove si raccontano le vicende del padre vissuto nella Berlino di Weimar, tra gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso. Sono anni nei quali si sta per preparare l’orrore hitleriano, ma nel quale c’è forse l’illusione di poter ancora fuggire via liberi…
Nello spettacolo “Grotesk” tutto è molto originale, a cominciare dalla messa in scena, dove le quinte sono pannelli su cui vengono proiettate le immagini che ricordano quelle dei cinegiornali in bianco e nero. Si crea, in questa maniera, un’accattivante commistione di cinema e teatro, dove l’immagine è doppia, ed reale e irreale al tempo stesso in un’atmosfera di stampo surrealista se non futurista. In sottofondo la voce narrante di Franca d’Amato racconta, con le parole di Ottai, la storia del Kabarett berlinese, quella che poi si anima con Bruno Maccallini e la sua interpretazione, intensa e profondamente partecipe.

C’è una riflessione che mi ha colpito, al di là di tutte le altre: “La ricerca del colpevole”… E quella battuta, quella che è riportata nella immagine, segna un po’ il tutto di “Grotesk”: alla fine la colpa è di chi non ce l’ha ed è un modo per esorcizzare l’orrore...

Infine, c’è un messaggio che Bruno Maccallini ha lanciato su un video di TV2000 e che col suo ritorno ad Avezzano si suggella benissimo: “Il teatro per sopravvivere ha bisogno di disponibilità…” Per questo il ritorno di Bruno Maccallini ad Avezzano è importantissimo: crea una disponibilità, vive di una disponibilità e trova una disponibilità…

Appuntamento a Tutti a stasera alle ore 21 al Teatro dei Marsi di Avezzano.

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