Un Cioccolatino Storico. Francesco d’Assisi e gli Ebrei, storia di un rapporto d’amicizia

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ASSISI- Carissimi lettori benvenuti al settimanale appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. Quest’oggi, giorno in cui si ricorda la figura di Francesco D’Assisi santo patrono d’Italia e tra i primi scrittori della letteratura italiana, ci pacerebbe raccontarvi una storia assai particolare che lega questo grande santo con gli ebrei.

Fu un rapporto che nacque prima della conversione del giovane Francesco: recenti studi hanno affermato che nei pressi dell’abitazione (e del negozio) di Pietro di Bernardone (il babbo di Francesco) era ubicata una famiglia ebraica di Assisi. Proprio per questo motivo si è pensato, anche in modo abbastanza erroneo, che tale vicinanza in qualche modo avesse fatto suppore che Francesco fosse stato di origine ebraica.

Ovviamente tale supposizione non avrebbe mai creato problemi, anzi sarebbe stata un’ulteriore zampata al quel detto sbalzato da Gioberti, a Mussolini fino a Papa Pio XII che vuole Francesco d’Assisi come il «il più italiano dei santi, il più santo degli italiani»: l’autore della suddetta frase non aveva messo nel conto della storia che la madre di Francesco, Madonna Pica, era una francese della Provenza. Bisogna sempre andare oltre certe frasi falsamente attribuite, cosa che il web sta facendo anche con il nostro Francesco d’Assisi.

Comunque, la presenza ebraica nella vita e nell’apostolato di Francesco non si concluse con i suoi vicini di casa ma andò oltre. Una importante testimonianza ce la fornisce Bonaventura da Bagnoregio nella Vita beati Francisci (Legenda maior)quando ci racconta l’episodio del bimbo caduto nel Fiume Volturno a Capua. Il corpo del piccolo venne miracolosamente ritrovato e la folla, assieme ai genitori della giovane vittima, invocarono il Poverello d’Assisi affinché riportasse alla vita il piccolo. Bonaventura ci riferisce che nel luogo dell’incidente accorsero anche degli Ebrei locali che invocarono l’aiuto di Francesco, spinti da pietà naturale e colti dalla stessa solidarietà per la povera vittima.

Ma per capir meglio questo episodio che vi abbiamo citato pocanzi vi riporteremo il brano scritto nella Sezione Seconda della “Leggenda Maggiore” di Bonaventura di Bagnoregio in cui viene descritto il fatto accaduto a Capua:

Nella città di Capua un bambino, giocando con molti altri presso la riva del fiume Volturno, cadde per sbadataggine nella corrente impetuosa, che lo inghiottì e lo seppellì sotto la sabbia. Gli altri bambini che stavano giocando con lui, vicino al fiume, si misero a gridare forte, facendo accorrere una grande folla. Tutta la popolazione invocava devotamente il beato Francesco, supplicando che, guardando alla fede dei suoi genitori a lui tanto devoti, si degnasse di strappare il figlio alla morte. Un nuotatore che si trovava nei paraggi, sentendo quelle grida, si avvicinò e si informò dell’accaduto. Dopo aver invocato l’aiuto del beato Francesco, riuscì a trovare il luogo dove il fango aveva ricoperto il cadavere del bambino, come un sepolcro. Lo disseppellì e lo portò a riva, constatando che, purtroppo, ormai era morto. Ma la popolazione, tutto intorno, benché´ vedesse che il bambino era morto, gridava forte, continuando a piangere e a far lamento: «San Francesco, ridona il bambino a suo padre!». E anche alcuni Ebrei, che erano accorsi mossi da naturale pietà, dicevano: «San Francesco, san Francesco, ridona il bambino al padre suo!». Improvvisamente il bambino, fra la gioia e lo stupore di tutti, si levò in piedi sano e salvo e supplicò che lo conducessero alla chiesa di san Francesco, perché´ voleva ringraziarlo devotamente, ben sapendo che era stato lui, con la sua potenza, a risuscitarlo”.

Un Abbraccio Storico

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