Collarmele, II Edizione del Festival dei Giovani dell’Appennino: programma e anticipazioni

“Ci sono due mondi. Uno è il mondo. L’altro è il mio paese”.

È all’insegna di queste tre righe e tredici parole che viene concettualizzata una filosofia di vita, una weltanschauung direbbero i tedeschi, che sottende alla lunga preparazione, iniziata a compimento della I edizione e che caratterizza il percorso organizzativo de IL FESTIVAL DEI GIOVANI DELL’APPENNINO che quest’anno verrà riproposto nella sua II Edizione.

Saranno dieci paesi coinvolti, appartenenti a quattro regioni diverse, ma tutte connotate dalla presenza di borghi che, per una ragione o per l’altra, rischiano lo spopolamento della componente più giovane e vigorosa della cittadinanza.

Dal sud al nord Molise, Abruzzo, Lazio e Toscana sono le quattro regioni che costituiscono “una federazione di paesi dal respiro nazionale”, come è stata definita dal paesologo Franco Arminio che, da poeta, scrittore e regista è narratore tenero e affettuoso dei piccoli paesi d’Italia, descrivendone con estrema realtà le diverse, ma in fondo uguali, situazioni soprattutto del Mezzogiorno;

Franco Arminio

collaborando con testate locali e nazionali, ha dato vita a diverse battaglie civili per la difesa, il recupero e la valorizzazione di quei piccoli paesi di tutta Italia in cui giovani abitanti avevano deciso di rimanere mettendo in pratica il concetto di restanza, la posizione di chi non intende abbandonare o viceversa decide di tornare al borgo natìo.

Già attivo collaboratore nel corso della prima edizione, quest’anno in particolare ha assunto il ruolo di consulente scientifico.

Per l’Abruzzo, i paesi Bisegna, Fontecchio, Gagliano Aterno e Tremonti nell’aquilano; Castelli nel teramano; Roccamontepiano nel chietino e Salle nel pescarese; Castel del Giudice per il Molise, in provincia di Isernia; Mandela per il Lazio, nella provincia di Roma e Tosina per la Toscana, in provincia di Firenze.

Cosa hanno in comune e cosa cercano questi, per ora dieci, paesi?

Innanzitutto la lotta allo spopolamento dei piccoli borghi, non come mera posizione retorica ma, al contrario sostenendola, portando sotto i riflettori i molteplici aspetti che connotano questi piccoli ma preziosi gioielli: tra loro, la vita “slow” e attenta all’ambiente, la disposizione aperta e accogliente verso gli abitanti e gli ospiti, la rivalutazione degli antichi mestieri, che raccontano la storia dei territori e permangono custodi di antiche tradizioni che sono alla ricerca di motivati e appassionati giovani imprenditori per tornare a farsi apprezzare.

Insomma, vanno alla ricerca di “scuse” ma vogliamo dire sane, forti ragioni, per non far morire i borghi ma, al contrario, farli tornare a vivere di vita, di lavoro, di turismo.

Centro di convergenza di queste speranze sarà il borgo di COLLARMELE, come già nella prima edizione, in Piazza dell’Orologio dove il 6 agosto i ragazzi condivideranno affanni e speranze dei loro contesti territoriali, confrontandosi sulle rispettive progettualità finalizzate allo sviluppo della montagna.

Filiberto Ciaglia, ideatore del Festival e Davide Moscatelli, componente dello Staff del Festival, hanno anticipato un potenziamento del palinsesto rispetto all’anno precedente e hanno ribadito che lo scopo è quello di diffondere il contenitore Festival dei giovani dell’Appennino a tutta la penisola e di proporlo come laboratorio di idee.

Di fondamentalmente diverso da altri festival c’è che la spinta ad operare è endogena cioè viene dall’interno dei paesi e non da strutture e/o voci che non appartengono ai borghi; a fronte di precedenti e sciagurate svalutazioni dei piccoli paesi, oggi, al contrario, si cerca di recuperarne valore e dignità.

E’ la posizione che vuole i giovani condividere, nelle parole di Davide Moscatelli, la posizione di un “nichilismo attivo” quello che, contrapponendosi al più famoso e rinunciatario nichilismo passivo, “non vuole arrendersi ad una realtà già contaminata: aprire un’attività in un paese semi abbandonato, tornare periodicamente alle proprie radici, dare vita ad iniziative culturali che coinvolgano i territori confinanti, sono tutte manifestazioni di una volontà che, sì è costretta a fare i conti con un contorno negativo, ma che non contempla la rassegnazione quale soluzione da adottare”.

Seguiranno aggiornamenti sugli intermezzi e sugli ospiti di importanza nazionale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *