Il Pd di Avezzano critica Di Pangrazio dopo condanna e sospensione. Paolini: «Non pensa al futuro della città»

Ma il Pd di Avezzano al ballottaggio dette indicazione per Di Pangrazio ed esultò per la vittoria sul candidato della Lega

AVEZZANO – Condanna e sospensione del Sindaco di Avezzano Giovanni Di Pangrazio, il Pd di Avezzano critica aspramente le parole dello stesso primo cittadino.

Dopo la sentenza di condanna, e la successiva sospensione, irrogata a Di Pangrazio, come da norma, dal Prefetto Cinzia Torraco, il Pd chiarisce la sua posizione intervenendo con la segretaria cittadina di Avezzano, Anna Paolini.

«Sulla vicenda, in queste prime ore successive alla sentenza – afferma la Paolini – si stanno palesando due reazioni: una prima ritiene la condanna uno stigma troppo pesante per l’Amministrazione cittadina e per il sindaco affinché continui serenamente il proprio lavoro. Una condanna che arriva non inaspettata e che carica il sindaco di un ulteriore responsabilità: quella di essersi comunque candidato nonostante un pesante procedimento giudiziario sulle spalle senza misurare le gravi conseguenze della città di fronte ad una probabile sentenza di condanna. La seconda reazione, al contrario, è tutta volta alla critica della decisione della Magistratura, le cui decisioni invece andrebbero sempre rispettate soprattutto da chi ricopre una carica istituzionale, e che prova a far passare l’idea di un martirio dell’uomo, del padre e del lavoratore: una posizione che usa tutta la retorica possibile per chiudere in difensiva un arroccamento intorno al palazzo municipale – così dichiara la Segretaria del circolo PD Avezzano Anna Paolini – Non ci convince né l’una né l’altra, perché nessuna di esse mette al centro la preoccupazione per il futuro della città in un momento tanto delicato, con una pandemia non ancora superata e una ripresa economica che stenta a partire e che invece andrà accompagnata e sostenuta con cura».

Anna Paolini segretaria del Pd di Avezzano

E sull’analisi riferita alla città, la segretaria del Pd di Avezzano riprende così: «Siamo di fronte ad una pagina traumatica per la città, uno di quei momenti in cui si misura il livello di responsabilità e buon senso di una classe dirigente. Ci aspettiamo che venga dal palazzo comunale un appello di unità alla città, una richiesta di comune collaborazione in consiglio e fuori per superare, tutti insieme, questo momento di emergenza. Se l’Amministrazione comunale non fosse in grado di veicolare questo messaggio di apertura e cadesse nell’errore di chiudersi in un arroccamento deleterio – afferma la Paolini – farebbe un ulteriore danno alla nostra comunità: non si può pensare di essere autosufficienti in una situazione del genere. Il nostro giudizio sull’Amministrazione in questo primo anno è molto negativo: potremmo sintetizzare i mesi che abbiamo alle spalle con l’immagine del post di uno degli assessori che offende il Papa. Questo l’evento più eclatante che si ricorda, per il resto nessun atto di vera programmazione, nessun progetto di sviluppo. Ora senza sindaco sarà anche peggio e dunque l’unica via possibile per andare avanti – conclude Anna Paolini – è provare a lanciare un messaggio distensivo e di collaborazione alle forze politiche, che provi ad aprire una fase nuova, non la semplice e miope difesa delle poltrone».

Ci si consenta una notazione.

Senza voler alleggerire la posizione del Sindaco di Avezzano, che effettivamente era conoscenza da quasi otto anni del processo a suo carico, ricordiamo però, se non andiamo errati, che il Pd di Avezzano, che al primo turno aveva sostenuto con una lista l’avvocato Mario Babbo, al ballottaggio dette indicazione proprio per Di Pangrazio contro il candidato della Lega del centrodestra, Tiziano Genovesi.

Ricordiamo anche la grande e pubblica soddisfazione dello stesso Pd, Abruzzese e cittadino, per la vittoria di Di Pangrazio sul candidato leghista subito dopo il ballottaggio.

Non sapeva il Pd di Avezzano del processo a carico dell’ex e futuro primo cittadino di Avezzano?

E dire che sulle pagine, cartacee ed elettroniche, dei giornali la notizia ha campeggiato per quasi otto anni, almeno un volta ogni quattro mesi.

Per concludere, dedichiamo a tutti,a noi per primi, una illuminante farse della scrittrice Isabel Allende:

«Pensava allora e pensa ancora che la democrazia non debba nutrirsi di amnesia e impunità. La democrazia ha bisogno e diritto di buona memoria e giustizia».

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