L’Eremo di San Bartolomeo, il pellegrinaggio dei fedeli il 25 agosto e l’antico rito della “sorgente miracolosa”  

ROCCAMORICE – L’Eremo di San Bartolomeo, nel Parco Nazionale della Maiella, è incastonato nel versante del Vallone di S. Spirito e costruito sotto un ampio tetto di roccia.

Vi si accede attraverso due sentieri: il primo, scendendo da Valle Giumentina, che permette di vedere l’eremo sul versante opposto mimetizzato nella roccia, il secondo, scendendo da Roccamorice, termina con una breve ma suggestiva galleria scavata nella pietra, che dà il benvenuto ai camminatori.

Al centro circa della balconata vi sono due gradinate: la prima è la Scala Santa.

Sulla facciata vi sono due tabelloni affrescati del XIII secolo: una Madonna col Bambino e un Cristo benedicente.

L’oratorio è quasi interamente incastonato nella roccia; sopra l’altare cinquecentesco c’è una nicchia contenente la statua di San Bartolomeo. Una porticina a sinistra dell’altare immette nella parte abitativa dell’eremo.

Il Santo viene festeggiato oggi, 25 agosto.

In questo giorno i cittadini di Roccamorice (Pescara), ma anche fedeli provenienti da altre zone, raggiungono a piedi l’eremo.

Qui vi è una piccola sorgente, la “Sorgente del Catenaccio”, ritenuta miracolosa, in cui i pellegrini si fermano a bagnare le mani e a bere. L’acqua viene raccolta dai fedeli per benedire le vigne e per alleviare le malattie.

Successivamente i devoti scendono lungo la Scala Santa fino al torrente Capo La Vena, in cui si bagnano ripetendo un culto idrico antichissimo.

Si risale all’eremo ed alle 7 parte la processione in cui la statua lignea di San Bartolomeo viene retta a turno dai pellegrini mentre si cantano inni e preghiere, procedendo in direzione di Roccamorice.

Arrivati al monumento dell’emigrante vi è l’accoglienza della statua da parte delle autorità locali, da alcune donne che portano conche floreali e da molte altre persone che si incamminano verso la chiesa parrocchiale dove si terrà la celebrazione eucaristica.

La statua rimarrà nella chiesa fino al 10 settembre, dove verrà riportata all’eremo con un altro pellegrinaggio.

Anche a San Bartolomeo, come in altre località, l’eremo si sovrappone e sfrutta dei ripari sotto roccia, una volta abitati dai cacciatori nomadi dell’antica età della pietra (in questo caso, il Riparo Ermanno de Pompeis, un sito archeologico dove si attestano le prime tracce della presenza umana in Abruzzo), poi divenuti ricoveri per i pastori transumanti delle età dei metalli.

I disegni rupestri di queste zone, che testimoniano del passaggio di tali popolazioni, hanno inoltre quasi sempre un carattere sacro, frutto di cerimonie propiziatorie o sepolcrali, e sono con ogni probabilità variamente attribuibili a uomini dell’età del bronzo e del ferro, mentre le pitture in ocra rossa potrebbero risalire al Neolitico (6500 anni fa).

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