Morta a Roma Maria Grazia Veltraino, la celanese miracolata e che ha avuto la determinazione di cercare dopo 80 anni i propri genitori, orgogliosa della sua celanesità

𝗱𝗶 𝗚𝗶𝗮𝗻𝘃𝗶𝗻𝗰𝗲𝗻𝘇𝗼 𝗦𝗳𝗼𝗿𝘇𝗮, 𝗖𝘂𝗹𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗲 𝗮𝗽𝗽𝗮𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗹𝗼𝗰𝗮𝗹𝗲

CELANO – Era una domenica assolata di una primavera tutta celanese e che stava per lasciare il posto ad un’estate che, stando alle previsioni meteo, si preannunciava insolitamente calda. Mi trovavo in Piazza IV Novembre e visto che si celebrava il 25 aprile, giorno della Liberazione, con il solito capannello di cui facevano parte spesso l’On Giancarlo Cantelmi e Giulio Filippetti, mi accingevo a discutere su argomenti storici con risvolti politici legati al periodo fascista e inerente la Seconda Guerra Mondiale. Si era unito a noi il Senatore Filippo Piccone e con lui scambiavamo opinioni sui trascorsi della nostra città di cui lui era in quel momento sindaco.

All’improvviso notammo un gruppo di quattro o cinque persone che si dirigevano verso di noi; esse erano accompagnate da Domenico Paris che, in quel periodo, era impiegato presso l’anagrafe comunale. Un sacerdote, don Carlo Setti, dopo la presentazione di se stesso ci presentò gli altri che erano con lui. Domenico Paris ci spiegò subito di cosa si trattava. L’anziana signora di quella comitiva era Maria Grazia Veltraino che, dopo ben ottant’anni, cercava di scoprire chi erano i genitori che l’avevano messa al mondo quel 1° luglio del 1930. Domenico aggiunse che nei giorni precedenti si era adoperato per accontentare il desiderio dell’anziana signora che, a dispetto della sua età, appariva arzilla e vivace.

Domenico Paris aggiunse che poche le notizie raccolte e tutte frammentarie tanto da non giustificare un inquadramento della genitorialità della donna. Domenico, non senza commozione, aggiunse che era rimasto impressionato dall’orgoglio di essere celanese della signora Veltraino la quale, recatasi con lui sul posto dove pareva essa fosse nata e che i documenti anagrafici indicavano, ‘’Baciava le mura delle case della zona’’. Come non commuoversi dopo questo racconto.

Con una certa timidezza Maria Grazia Veltraino mi chiese di dargli una mano nel ricercare i suoi genitori. Dissi che ci avrei provato, ma che non era facile. Del resto di situazioni come quella della donna che era davanti a noi quel giorno ve ne erano tante. Tutti i presenti a quella discussione rimasero impressionati dal racconto che Maria Grazia aveva fatto della sua vita. Dal suo narrare scoprimmo che ella era stata miracolata per volontà Divina tramite  Mons. Luigi Gaburlotto, un alto prelato nato a Venezia e morto nel 1897.

Ci raccontò la vicenda e ci disse che ella era rimasta paralizzata e inferma per 15 anni e una notte gli apparve in sognò monsignor Luigi Gaburlotto e gli ‘’ordinò di alzarsi e camminare’’. Maria Grazia lo fece e da quella notte recuperò a pieno le sue funzioni di deambulazioni. Don Carlo aggiunse che questo miracolo, riconosciuto dopo un processo ecclesiastico, determinò la Beatificazione di don Luigi Gaburlotto avvenuta a Venezia in Piazza San Marco il 16 maggio 2015 alla presenza e per volontà di Papa Francesco.

Nei mesi successivi con Giulio Filippetti, che aveva assolto alle funzioni esattoriali per moltissimi decenni e che conosceva bene quasi tutti i celanesi, ci confrontammo e, anche grazie ad alcuni racconti di mia madre, Dina Sforza, ricostruimmo quella che poteva essere la situazione genitoriale di Maria Grazia. Mia madre mi aveva dato dei riferimenti precisi e mi ricordavo molto di quel racconto che mi fece sulla triste storia di cui mi stavo occupando.

Andavano, però, fatti i riscontri e grazie a Domenico Paris e a don Claudio Ranieri, consultammo moltissimi documenti anagrafici e parrocchiali. Maria Grazia Veltraino era una figlia illegittima di Nicolino Flaviani (tra l’altro parente acquisito della mia famiglia) e di Maria Cristina D’Alessandro una bella fanciulla che, stando ai racconti di mia madre poi confermati da Giulio Filippetti, negli anni ’20 e ’30 prestava servizio presso la residenza in Piazza IV Novembre (Imbocco di via Aquila, il palazzo è ancora esistente) dei Marchesi Tomassetti; una potente famiglia nobile originaria di  Navelli stabilitasi a Celano già dal 1700.

La marchesa Tomassetti era ovviamente mamma di Nicolino Flaviani, avendo sposato Nicola Flaviani che, al figlio, impose il suo stesso nome con il diminutivo di ‘’Nicolino’’. Tutto il materiale documentale raccolto e unito alle testimonianze orali raccolte presso i parenti della D’Alessandro e l’ultima donna che la conosceva bene ormai anziana e residente a Paterno a questo punto stabilivano, senza ombra di dubbio, chi fossero i genitori di Maria Grazia Veltraino.

La stessa Maria Grazia raccontava che quando era nel befotrofio dell’Aquila veniva spesso a fargli visita una nobildonna di Celano che poteva accedere, visto il suo ceto sociale, presso l’istituto di suore che ospitava la Veltraino. Drammatico il racconto che Maria Grazia fa dell’ultimo incontro con la nonna, la Marchesa Tomassetti. La nobildonna, per la prima ed unica volta, gli fece conoscere la mamma, facendole incontrare all’interno della Basilica di Collemaggio.

Lascio ai lettori immaginare lo strazio di quell’incontro che per la madre e la figlia sarebbe stato l’unico in tutta la loro vita. Dopo qualche settimana Maria Grazia lascò l’Istituto d’accoglienza dell’infanzia abbandonata dell’Aquila e venne trasferita a Roma, in una dimora destinata dalla Marchesa D’Oria Panfili alle fanciulle abbandonate. Maria Grazia, però, ci raccontava spesso, che la Marchesa Panfili la convocava spesso a se e gli narrava della sua amicizia con la Marchesa Tomassetti di Celano.

Maria Grazia, dopo una vita non certo facile ma piena di episodi emozionanti ricordati nel libro edito da don Carlo Setti che traccia le fasi esistenziali di Maria Grazia Veltraino (Guarita dall’Amore), si diplomò diventando infermiera; attività che ha svolto fino al giorno della sua infermità fisica poi riconquistata grazie al miracolo di Mons. Gaburlotto.

Intanto le ricerche condotte da me, con l’ausilio degli altri amici, hanno ottenuto, grazie all’Avvocato Di Gravio di Avezzano, il riconoscimento dal Tribunale di Roma della acclarata paternità e maternità di Maria Grazia che ha potuto riconsegnargli il cognome: Flaviano-D’Alessandro. Il nuovo cognome riavuto dopo molti decenni è andato a sostituire quell’antipatico ‘Figlia di N.N.’’ che, sui documenti d’identità, ha accompagnato Maria Grazia per tutta la sua vita.

Nell’agosto del 2016 Maria Grazia ha ricevuto, in una sontuosa cerimonia pubblica svoltasi prima nella chiesa di  San Giovanni e poi presso l’aula consiliare del comune di Celano, le chiavi della città, come simbolo di appartenenza alla nostra comunità riconosciutagli dalla sua Celano. La stessa Maria Grazia è tornata spesso a Celano dove ha potuto incontrare molte volte i parenti Flaviani (Non più residenti a Celano e giunti per l’occasione dal Venezuela e da MIlano) e D’Alessandro con i quali ha stabilito rapporti di ritrovata parentela.

Maria Grazia è morta martedì sera all’età di 94 anni. IL funerale si terrà sabato 6 aprile alle ore 15 nella chiesa romana del Divin Maestro (Portuense)  e subito dopo il feretro partirà alla volta di Celano dove verrà tumulato, dove la stessa Maria Grazia, qualche anno fa, volle acquistare un loculo nel quale, a seguito delle ricerche fatte da Antonio Balestrieri impiegato comunale addetto al nostro cimitero,  già sono tumulate le ossa della madre, Cristina D’Alessandro.