Omicidio Erradi. Nessuno punibile per il Tribunale di Avezzano

I presunti autori del feroce delitto sarebbero sì pericolosi ma incapaci di intendere e di volere

AVEZZANO – Omicidio di Said Erradi, a sette anni dal terribile fatto di sangue avvenuto ad Avezzano, il Gip del Tribunale marsicano decide che ad ucciderlo furono due persone pericolose ma che accuserebbero un grave problema mentale

I fatti. Siamo nella serata, e poi nottata, tra il 3 ed il 4 di dicembre 2013. I due attuali imputati, con Antonello Ferreri, deceduto nel gennaio 2019, si incontrano in un bar di Avezzano e decidono di acquistare cocaina. Contattano il marocchino Erradi Said, poco più che trentenne al momento del decesso, col quale si accordano su modalità di acquisto e consegna ma con il fine di non pagarla. Giunti sul luogo dello scambio, il marocchino, capita la situazione, decide di non cedere la cocaina e cercava di fuggire a piedi. I tre, di conseguenza, si mettono subito al suo inseguimento, due in automobile e uno a piedi. L’inseguimento dura poco e si conclude tragicamente. Said Erradi, infatti cera d rifugiarsi in un vicolo ma,raggiunto dia due sull’auto, viene spinto verso il muretto di un’abitazione, incastrato ad un cancello e poi schiacciato. Il corpo del magrebino vine poco dopo ritrovato senza vita dai vicini di casa che cercano di aiutarlo, ma per il trentenne nordafricano non c’è più nulla da fare. Viene allertata la Polizia e, nel giro di qualche ora, vengono trovati i tre, i due fratelli Ferreri e Angelo Rodorigo che, di lì a poco vengono arrestati.

Angelo Ferreri e Angelo Rodorigo

Da questo momento, parte una sequela di arresti e scarcerazioni che punteggiano sia la fase investigativa che quella preliminare del procedimento penale a loro carico. Un balletto che la dice lunga sulle falle della procedura penale italiana.

Il Processo. Su richiesta delle difese, rappresentate dall’avv. Roberto Verdecchia e dall’Avv. Antonio Milo per la posizione di Angelo Ferreri, e dall’Avv. Stefano Guanciale per la posizione di Angelo Rodorigo, si è svolto nella forma del giudizio abbreviato condizionato alla perizia sugli indagati tesa ad acclarare la capacità di intendere e di volere di questi al momento della commissione del fatto. Il 15 luglio 2017, quindi la Dottoressa Marialuisa Rossi fu incaricata di svolgere la perizia psichiatrica tesa ad accertare se gli indagati Angelo Ferreri e Angelo Rodorigo fossero capaci di partecipare coscientemente al processo, se fossero capaci di intendere e di volere e di comprendere le proprie azioni all’epoca dei reati e se sono persone socialmente pericolose. All’esito di tale perizia, sebbene entrambi i soggetti venivano ritenuti capaci di partecipare coscientemente al giudizio, venivano entrambi ritenuti incapaci di intendere e di volere al momento dei fatti, in quanto cronicamente intossicati da sostanza stupefacente del tipo cocaina. Si procedette ad effettuare osservazioni tecniche da parte della Pm Lara Seccacini, accolte dal Gup, per cui si rendeva necessaria una nuova perizia, per cui fu incaricato il Prof. Paolo Capri, a cui venivano posti i medesimi quesiti. Quest’ultimo perito confermava quanto emerso dalla perizia della Dottoressa Marialuisa Rossi.

La Sentenza. Questa sera, quindi, il finale. Dopo l’ennesima accurata ricostruzione dei fatti da parte del Pm, e le arringhe dei difensori, il Gup, ritiratasi in camera di consiglio, uniformandosi alle richieste di tutte le parti, ha inteso dichiarare non punibili i due imputati per vizio totale di mente al momento dei fatti, applicando nei confronti del solo Angelo Rodorigo la misura di sicurezza per la durata di due anni presso una struttura sanitaria, stante l’attuale pericolosità sociale dello stesso.

Per commentare la vicenda, non la sentenza che rispettiamo, prendiamo a prestito un noto passo dell’Odissea di Omero, quello dell’inganno di Ulisse a Polifemo:

«Che gran malanno mai t’occorre, che a mezza la notte tu c’interrompi il sonno, gridando così, Polifemo? Forse qualche uomo ti ruba, per quanto t’opponga, le greggi? Forse qualcuno t’uccide per frode, t’uccide per forza?» E rispondeva dall’antro così Polifemo gagliardo: «Per frode, e non per forza, Nessuno, o compagni, m’uccide!» E gli risposero quelli così, con veloci parole: «E dunque, se nessuno ti fa violenza, codesto malanno vien da Giove: nessuno potrebbe schivarlo; e tu scongiura dunque Posídone, il dio che t’è padre».

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