Un Cioccolatino Storico. “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”, storia del missionario marsicano Padre Celestino Di Giovambattista

MASSA D’ALBE– Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti al consueto appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. La storia che oggi ci piacerebbe raccontarvi parlerà del sacrificio di un degno figlio della Marsica, di un uomo di Dio ma soprattutto di un “autentico costruttore di ponti” (come afferma Papa Francesco) stiamo parlando di Padre Celestino Di Giovambattista missionario camilliano.

In Foto: Padre Celestino Di Giovambattista

Padre Celestino nacque il 24 aprile del 1934 a Massa D’Albe da Nicola ed Elisabetta Staffieri: passato il turbine della Seconda Guerra Mondiale, il 6 ottobre del 1946 entrò nello Studentato Camilliano come Aspirante al Sacerdozio. Nell’ottobre del 1950 vestì l’abito religioso ed iniziò il noviziato che durerà precisamente un anno, visto che emise la professione dei Voti semplici, e sul petto gli viene appuntata la Croce rossa.

In Foto: Padre Celestino Di Giovambattista in Africa

Nel maggio del 1955 Padre Celestino emette la Professione Solenne che lo consacra per sempre Religioso di San Camillo e tre anni dopo (1958) fu ordinato sacerdote e inviato nella parrocchia romana di San Camillo dove divenne viceparroco. Ma nel mese di maggio del medesimo anno venne inviato al Preventorio di San Martino al Cimino (Viterbo) quale assistente dei ragazzi predisposti alla tubercolosi. Qualche anno dopo lo troviamo a Loreto, dove i Camilliani hanno aperto una casa per ragazzi handicappati fisici e mentali. Una breve parentesi lo vede a Sassari in aiuto della locale Comunità Camilliana. Dopo alcuni anni come parroco e soprattutto educatore a Bucchianico (luogo natale di San Camillo De Lellis) che Padre Celestino maturò la vocazione di andare in missione.

In foto: Padre Celestino Di Giovambattista in Africa

Il 27 agosto 1972 arrivò in Burkina Faso dove i Camilliani sono presenti dall’ottobre 1966, a titolo di Missionari ed è destinato alla Comunità di San Camillo di Ouagadougou e nominato Maestro degli studenti. Due anni dopo (1974) fu ordinato direttore del piccolo seminario camilliano della missione e lì, proseguì la sua opera di formazione dei sacerdoti e del conforto dei giovani del luogo compito che portò avanti fino al 1992 restando però parroco della parrocchia ove prestava servizio.

In Foto: Il funerale di Padre Celestino Di Giovambattista

Pensate che il 24 febbraio del 1994 il governo del Burkina Faso gli concesse la nazionalità Burkinabè insieme al merito di “Cavaliere al merito della Repubblica Burkinabé”. Dopo vent’anni di servizio come parroco della parrocchia di San Camillo – siamo nel 2001- Padre Celestino lasciò la sua parrocchia ad un giovane camilliano del Burina Faso.

In Foto: Il Funerale di Padre Celestino Di Giovambattista

Ma quel 13 ottobre del 2001.. erano le 9.30 di una sabato, Padre Celestino stava svolgendo il  servizio pastorale nelle Carceri di Ouagadougou quando venne colpito alle spalle a tradimento con un’ascia da un detenuto. Da uomo di Dio, Padre Celestino perdonò il suo aggressore utilizzando, con flebile voce, le parole che lo stesso Gesù disse ai suoi carnefici: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Portato subito in ospedale, padre Celestino morirà alle 13.15 dello stesso giorno, pensate nel giorno dell’anniversario dell’Apparizione della Madonna a Fatima. I funerali furono celebrati il 20 ottobre nella Parrocchia S. Camillo di Ouagadougou con la partecipazione di una marea di folla.

In foto: La targa in ricordo di Padre Celestino Di Giovmabattista (Massa d’Albe)

La dinamica del fatto di cronaca nera venne ben descritto dal giornalista burkinabé San Evaristo Barro su “L’Observateur – Dimanche” di lunedì 15 ottobre 2001. Il giornalista scrisse che:

“Un certo Victor condannato per truffa a nove mesi di carcere, sei dei quali già scontati, faceva parte di un gruppo di carcerati addetti a scorticare le arachidi per il vitto giornaliero. Quando è passato P. Celestino, in visita anche per controllare lo stato dei lavori della costruzione dell’impianto igienico, i cui fondi lui stesso aveva procurato da amici benefattori italiani, il Victor senza proferire parola si è alzato impugnando l’ascia e lo ha colpito alle spalle, alle braccia e alla testa più volte.

Subito soccorso il P. Celestino e portato all’Ospedale, mentre l’aggressore a stento è stato strappato al linciaggio dei presenti, è apparso immediatamente in stato di estrema gravità. E nulla è stato possibile fare per strapparlo alla morte, mentre a Roma era già stata attivata l’accoglienza presso l’Ospedale S. Giovanni ed era stata allertata l’avio-ambulanza.

Quasi 30 anni in Burkina Faso, e 20 da Parroco. Misura e qualità dell’Uomo e del Sacerdote figlio di S. Camillo, la dà la popolazione Burkinabé che appena si è diffusa la voce è accorsa a migliaia alla Parrocchia a piangere il “suo Parroco”, anche se da tre mesi aveva lasciato l’incarico. I Confratelli ci comunicavano telefonicamente che erano almeno diecimila”.

“Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani” così scriveva l’apologeta romano Tertulliano quasi 2.000 anni fa: e proprio il sangue e le opere di Padre Celestino che hanno fatto fiorire splendidi esempi di carità e di cristianità in Burkina Faso.

Un Abbraccio Storico

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