Interrompe lo sciopero della fame il sessantenne Giulio Petrilli, ma continua la lotta per ottenere la riparazione dei danni per ingiusta detenzione

ORTONA DEI MARSI _ Il sessantenne Giulio Petrilli, interrompe lo sciopero della fame, che aveva iniziato quattro giorni fa, per avere dalla Presidenza del Consiglio una risposta sulla riparazione dei danni subiti per un’ingiusta detenzione durata 6 anni. Lo comunica lo stesso Petrilli:

Interrompo oggi lo sciopero della fame per il risarcimento da ingiusta detenzione durata sei anni. Attenderò tempi migliori per riprenderlo.

Ho sollecitato anche in questi giorni di nuovo la responsabile dell’ufficio contenziosi giuridici della presidenza del consiglio e sono certo che prima o poi risponderà.

Lo interrompo perché consapevole in questo momento di non poter disturbare i medici e ancor più le strutture ospedaliere, fino a cinque giorni non rischiavo nulla.

Grazie a tutti e tutte coloro in questi giorni mi hanno espresso solidarietà. La stessa che esprimo a tutte e tutti stanno vivendo il dramma del corona virus”.

Giulio Petrilli (Comitato per il diritto al risarcimento a tutti gli assolti)

GiulioPetrilli

Attualmente in Italia l’80% delle domande per il risarcimento da ingiusta detenzione viene rigettato.

Petrilli, ricorda la risposta ricevuta qualche mese fa dalla Commissione Europea sulle petizioni che: “Riconosceva la giustezza della mia battaglia, sei anni di reclusione in tredici carceri speciali, con l’accusa di banda armata Prima Linea, poi assolto e non risarcito. Nella risposta hanno asserito di non poter far nulla in quanto non esiste una legge europea sul tema, ma hanno riconosciuto che la legge andrebbe fatta al più presto visto che è un tema importante quello del diritto al risarcimento per coloro i quali hanno subìto ingiustamente l’inviolabilità della libertà personale».

Da anni Petrilli si sta battendo per ottenere un risarcimento danni a causa dell’errore giudiziario che lo ha portato all’ingiusta detenzione. L’istanza di risarcimento è stata rigettata, tuttavia, sia dalla Corte d’Appello di Milano sia dalla Cassazione, in virtù dell’art. 314 del codice di procedura penale, primo comma, dove si afferma che la riparazione per ingiusta detenzione non viene concessa nel caso di dolo o colpa grave. Nel caso di Petrilli, la Corte ha ritenuto che le sue frequentazioni avrebbero tratto in inganno gli inquirenti.

Petrilli all’epoca 21 anni. L’allora pm Armando Spataro, che emise il mandato di cattura, sosteneva che Petrilli fosse coinvolto nell’organizzazione terroristica Prima Linea e chiese una condanna a undici anni. Scontò cinque anni e otto mesi di carcere duro, che prevedeva anche la detenzione in strutture speciali e sotto il regime dell’articolo 90, più duro del 41 bis. Fu rilasciato nel 1986, dopo l’assoluzione in appello presso il Tribunale di Milano. La sentenza definitiva di assoluzione arrivò dalla Cassazione nel luglio 1989. Dopo quegli anni di duro isolamento, la salute di Giulio Petrilli e le sue condizioni psico fisiche, acclarate da numerosi certificati medici, ne hanno risentito. (fonti varie)

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