Assegnati i Premi Nazionali Enriquez a Michele Placido e Filippo Timi al Teatro Cortesi di Sirolo

Si è conclusa la XIX edizione del Premio Nazionale Franco Enriquez – Città di Sirolo e Regione Marche, la cui cerimonia di assegnazione dei riconoscimenti  si è svolta presso il Teatro Cortesi di Sirolo.

E’ stato Paolo Larici, direttore artistico della manifestazione e Presidente del Centro Studi Internazionale per la Drammaturgia e del Premio Franco Enriquez, a sottolineare l’importanza di avere più competenze tra le associazioni addette alla distribuzione e avere più coraggio nella programmazione. Le maestranze di cui si deve necessariamente servire il teatro – scenografi, costumisti, macchinisti, illuminotecnici o light designer – sono i massimi rappresentanti di  un artigianato e di un’arte che va scomparendo. Il Teatro Cortesi di Sirolo è impegnato in prima linea, insieme ad altri piccoli teatri, a porre in atto una riforma culturale e professionale che investa il pubblico in quanto primo e fondamentale anello della catena teatrale.

Un pubblico che è stato presente – numeroso e interessato – durante la cerimonia di consegna dei premi che nelle diverse sezioni, sono andati ad illustri personaggi.

Premio alla carriera: a Filippo Timi «interprete spiazzante che mescola rabbia e dolore a una esilarante ironia. … Filippo Timi tocca il tema della disabilità mettendo a fuoco l’antitesi tra sogno e realtà, tra una società inclusiva e una società esclusiva e discriminante» e a  Elena Mannini perché ha «arricchito il teatro italiano, la scenografia e il costume…espressione di una natura sinergica di intenti a metà tra arte e artigiano».

Premio per la drammaturgia è andato a Vittorio Franceschi, «per il suo piccolo capolavoro teatrale, un prezioso gioiello, frutto di un pensiero teatrale consolidato e forte di un’esperienza unica e straordinaria». E ne Il domatore la sua arte diventa una «sinergia introspezione conoscitiva sulla vita e quindi sul teatro».   

Michele Placido ha conseguito il riconoscimento per miglior attore protagonista, impersonando uno splendido Don Marzio in questa commedia vivace e arguta di Goldoni che ci offre uno spaccato di vita borghese della Venezia settecentesca…Il suo personaggio, una presenza assenza che giustifica le bricconate della sua maschera»; insieme a lui hanno ricevuto lo stesso premio  Corrado d’Elia che «interpreta magistralmente il canto di un Omero e ci pone di fronte al tema della vita e delle origini, da contrapporre alla realtà più spiazzante dei nostri giorni»;

Agnese Fallongo che «ci invita a riflettere sul quotidiano nel privato domestico, attraverso l’analisi e la storia di una famiglia, la propria, quella di tutti i giorni che custodisce segreti e imperfezioni, limiti e disincanti»; Claudio Casadio: «straordinario attore, ironico e struggente, malinconico, poetico, commuovente» e infine, a Giorgio Colangeli: che ha magistralmente interpretato la figura di Benedetto XVI.

Premio per la migliore regia è andato a Giancarlo Nicoletti. perché «dirige con maestria una pièce di grande forza emotiva…Lo spettacolo si avvale dell’efficace traduzione di Erba, delle suggestioni scenografie di Chiti e dei costumi di Napolitano e della Mené».   

Il Premio per la fotografia e il cinema, è andati invece a Lorenzo Cicconi Massi per «la memoria visiva e la visione reale in un tutt’uno».    

Il Premio per tutti i linguaggi è stato consegnato a Valter Malosti della Direzione Artistica di ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione Arena del Sole Bologna- Teatro Storchi – Teatro Bonci di Cesena.

 A Mariano Rigillo, è andato il premio per la direzione artistica, sensibile alla nuova drammaturgia. Il suo lavoro esprime «messaggio forte che comunica il senso del fare teatro e che tocca tutte le corde della comunicazione, nel compito difficile oggi ma perseguibile, di un linguaggio onnicomprensivo, dove tutto è o diviene teatro».

Due riconoscimenti speciali sono andati all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, presidente Gianni Letta: «per aver saputo in questi anni riaffermare l’idea di un’arte della drammaturgia e dell’interpretazione in una prospettiva di crescita culturale e professionale rivolta ai giovani studenti che si affacciano…al mondo dello spettacolo» e alla Fondazione Don Lorenzo Milani di Firenze a cui la fondazione Franco Enriquez riconosce il lavoro di conservazione della memoria, «del messaggio e del patrimonio che la Scuola di Barbiana ha significato e significa per la crescita culturale, sociale e civile del nostro paese».

Il Premio Enriquez 2023 per la letteratura italiana è assegnato a Emilio Isgrò per la raccolta di versi Si alla notte (ed. Guanda). A Gabriella    Cinti è andato il premio «per una poesia drammaturgica che riveste un ruolo primario nell’affermazione di un linguaggio che vuole essere protagonista di un teatro»; mentre a Eugenio De Signoribus è andato il Premio per la poesia che esprime «tutto l’amore, nel suo limite e nel suo illimite, quando non solo in suoni delle parole ma anche le cose indicate hanno un significato».

Luciano Biondini, fisarmonicista, (musica Jazz), insieme a  Rita Marcotulli (musica jazz e contaminazioni) hanno portato a casa il Premio Grandi Interpreti.

 A chiudere, il Premio per la canzone d’autore è andato ad Edoardo De Angelis, a  Michele Ascolese (musica pop-folk e canzone d’autore) e a Massimo Germini per la capacità unica di affermare generi e linguaggi diversi, un chitarrista raffinato e forte di una propria identità.