“Le Storie dello Storico”. To Alba Fucens with Anne Macdonnell

ALBA FUCENS- Proseguiamo il nostro viaggio lungo l’antica Via Valeria: oggi faremo tappa ad Alba Fucens, uno dei gioielli storici, archeologici e culturali dell’Abruzzo ma anche dell’Italia intera. Però, in questo articolo cari lettori, non vi parleremo ne di archeologia ne di storia è stato scritto tanto e tanto si scriverà su tale città. Viceversa, noi faremo un viaggio molto interessante all’interno del borgo di Alba prima del terremoto del 13 gennaio 1915: e ci “illumineranno” gli scritti di una viaggiatrice inglese dei primi anni del ‘900.

In foto: Anne Macdonnell

La viaggiatrice in questione si chiamava Anne Macdonnell che, come accennavamo precedentemente, agli inizi del ‘900 visitò la Marsica. Anne restò affascinata sia dalla Marsica e sia dall’Abruzzo: questa passione si può tutt’ora leggere nel suo libro dal titolo “Negli Abruzzi”. Comunque, tutto ebbe inizio nel 1907 Mrs Mac Donnald con il pittore Richard Kappell Craven compiono un viaggio di scoperta lungo l’Abruzzo e dopo esser stati ad Avezzano la carovana di artisti si dirige, rigorosamente a piedi, verso Alba Fucens. In questo articolo analizzeremo 4 passi del paragrafo dedicato ad Alba che sono molto interessanti.

Iniziamo questo nostro viaggio con la lettura dell’arrivo nel borgo. “Noi la percorremmo a piedi una mattina di buon’ora, durante il periodo di mietitura: ma negli altopiani il grano di colore giallo non era ancor stato falciato e l’universo rifulgeva accompagnato dal canto degli uccelli. Lungo il cammino abbiamo incontrato solo un piccolo gruppo di montanari bizzarri che, a cavallo di muli, scendevano in pianura a mietere il grano. Avevano giacche colorate buttate sulle spalle come resti di un vecchio mantello: ai piedi portavano le cioce di pelle ruvida con le punte rivolte all’insù e legate con lacci di cuoio. Al nostro passare si interrogavano coi loro occhi scuri e misteriosi sotto larghi cappelli logori simili a sombreri”. La descrizione di Anne è bellissima, è uno spaccato di quotidianità e, nello stesso tempo, di curiosità verso “questi stranieri”. Successivamente a tale passo, la scrittrice inglese racconta le vicende storico-archeologiche della città di Alba Fucens.

Ma noi ci vorremmo soffermare sul passo successivo in cui leggiamo: “Oggi nella Marsica difficilmente esiste un villaggio più povero di Alba. Tutto quel che è rimasto, a parte le mura ciclopiche e San Pietro, si trova sulla sommità del colle più vicino al Velino”. E’ una descrizione molto concreta in cui Anne vuole raccontare al lettore quella povertà, che agli occhi di una nobile inglese, era sconosciuta. Nel terzo passo che vi proporremo, la viaggiatrice inglese sembra quasi voler spostare l’attenzione del lettore dalla povertà che precedentemente aveva descritto alla composizione artistica del suddetto borgo.

(foto concessa dall’archivio fotografico D’Alessandro, Tavani, Aloisi)

“La chiesa di San Nicola si erge su solide mura che sono servite ad uno scopo che è antico nei secoli. L’abside da su un’aia pavimentata con ciottoli dove uomini e donne, quando noi passiamo, stavano battendo il grano con il correggiato. Attraverso un grande arco entriamo in una piazzetta in cui è scomparsa ogni traccia della sua antica fierezza. La chiesa ha sulla facciata un bel rosone ed un affresco, ma all’interno si presenta come il più povero degli ambienti umili: io ricorso solo un quadro di soggetto non religioso, che rappresentava una dama vestita in modo pacchiano e con una freccia in mano ed alla quale dei cherubini portavano un’ancora ed altri doni. Posso assicurare che si trattava di una Madonna”. E’ una descrizione molto importante che ci permetterà di ricostruire, con la forza della nostra immaginazione, cos’era l’Alba Fucens prima del terremoto del 1915.

(foto concessa dall’archivio fotografico D’Alessandro, Tavani, Aloisi)

Tutte queste vestigia storico-artistiche incuriosiranno ancor di più la carovana dei viaggiatori che, assolderanno, in qualche modo una guida affinché li accompagnasse. Ed il quarto e ultimo passo che vi vorremmo citare parla proprio di questo: anzi, Anne ci fa un’ulteriore “favore”, ci cita anche il nome di questa guida: si chiamava Carmine Santacasa. Leggiamo cosa ci dice. “Per visitare San Pietro abbiamo preso una guida, il custode delle chiavi di tale chiesa, che sembra uno degli antichi Marsi tornati in vita. All’incirca di sessant’anni, i capelli grigi, snello, gentile, ben piantato e muscoloso, agile come una creatura selvaggia: egli camminava rapidamente con le sue cioce di cuoio consumate, che indossava con calze di lino. La sua testa è ben modellata: i lineamenti sono delicati ed i suoi grandi occhi scuri appaino infossati nel viso molto rugoso. Si tratta di un uomo austero, molto silenzioso e misterioso. Si muove sulle pietre correndo con agilità su e giù da un sentiero roccioso ad un altro. Giunto sulla cima della terza collina, vicino a San Pietro, freme per l’improvvisa commozione e ritrova la parola: egli sa parlarci di qeusta chiesa, infatti ha dei libri e passa le sere vicino al focolare, leggendo molto.” Una descrizione molto bella e profonda: Anne è riuscita nel descrivere il vero spirito degli abitanti di quella fetta della Marsica.

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