Posti letto per gli universitari, la Cgil critica la gestione della Presidente Morgante: «L’Adsu non tutela il diritto allo studio e al lavoro»

Eliana Morgante Presidente Adsu

L’AQUILA – La gestione senza prospettive e confusa dell’Adsu della presidente Eliana Morgante, provocherà danni agli studenti universitari e, come ripercussione, la perdita di posti di lavoro.

A lanciare le durissime accuse sono i rappresentanti della Cgil provinciale dell’Aquila, Francesco Marrelli, Andrea Frasca e Miriam Anna Del Biondo:

«Le azioni e le dichiarazioni dell’ADSU nei giorni scorsi pongono la nostra città di fronte a due piani problematici: se da una parte abbiamo la preoccupazione per gli inevitabili e per noi inammissibili licenziamenti, dovuti alla riduzione dei posti e all’abolizione del portierato;

dall’altra siamo di fronte ad un problema più ampio: di nuovo si agisce senza avere una visione prospettica e sistemica della città e di quanto, come città con vocazione di cultura e conoscenza, sia necessaria la garanzia del diritto allo studio proprio per mantenere viva e feconda tale vocazione.

Le dichiarazioni inammissibili espresse dalla Presidente dell’ADSU nel comunicato pubblicato nei giorni scorsi e ripetute in occasione della conferenza stampa, tenuta con i vertici ATER, dimostrano che ci troviamo di nuovo davanti al tentativo di mettere la pezza a problemi strutturali che si trascinano da anni senza soluzione organica.

Il tono trionfalistico con il quale l’ADSU aveva annunciato la pubblicazione tardiva di un bando risolutorio che ha ridotto di fatto i posti letto disponibili da 360 ad 80 e che ha soltanto generato confusione negli studenti, dimostra esattamente l’assenza di ogni progetto prospettico e la mancanza assoluta di volontà di tutelare i lavoratori e le lavoratrici che, grazie a quella riduzione perderanno il lavoro in appalto con l’ADSU.

Quest’ultimo punto è stato maggiormente chiaro, quando nella conferenza stampa per la presentazione del protocollo sottoscritto con l’ATER, la stessa presidente ha dichiarato di voler eliminare il servizio di portierato a partire dal prossimo anno accademico.

La soluzione del problema dei lavoratori e delle lavoratrici che perderanno così il lavoro, nella stessa conferenza stampa, viene delegato alla ditta che ha l’appalto, come se l’Azienda per il Diritto allo Studio Universitario non avesse responsabilità sociale rispetto alle ricadute occupazionali di scelte basate su valutazioni puramente economiche. 

In disaccordo con la politica aziendale dell’ADSU, riteniamo infatti che le pubbliche amministrazioni, nella gestione degli appalti pubblici, dovrebbero avere una sensibilità nei confronti delle persone che operano da anni al servizio degli Enti, degli utenti e dell’intera collettività, garantendo la continuità di prestazioni essenziali.

I vertici dell’ADSU dovrebbero abbandonare il semplice pensiero ragionieristico e valutare l’insieme delle conseguenze delle azioni e degli atti amministrativi che producono.

Le lavoratrici e i lavoratori non sono di certo un costo da ridurre non appena si apre uno spiraglio di crisi, ma sono donne e uomini che svolgono e hanno svolto, per decenni, servizi fondamentali per gli studenti del nostro ateneo cittadino e per gli utenti dell’ADSU.

Servizi destinati a regredire come conseguenza di scelte miopi ed incomprensibili.

Tanto che, ed entriamo nell’altra faccia della medaglia, le ricadute salariali, occupazionali e sociali di un’azione amministrativa che guarda esclusivamente alla riduzione dei costi si traducono in una immediata contrazione dei posti letto, nella riduzione dei servizi erogati da parte dell’Ente a studentesse e studenti che sono così privati del diritto alla residenzialità pubblica.

Quindi, di fatto c’è poco per essere trionfali: gli effetti tangibili della pubblicazione del bando e del protocollo d’intesa sottoscritto con l’ATER sono la riduzione dei servizi a meno di un terzo, come sta avvenendo già oggi con l’attivazione di una sola palazzina del complesso “Campomizzi”; la delocalizzazione a 7 km dalla città in assenza di un progetto di mobilità adeguato e la perdita netta di 20 posti di lavoro.

Spostare gli studenti e le studentesse a 7 km di distanza dal centro cittadino senza un piano di servizi integrati, efficaci ed efficienti è esattamente quello che intendiamo quando parliamo di assenza di una visone sistemica a prospettica.

Assenza che si esplicita chiaramente anche nella mancanza di volontà di valutare la possibilità di aumentare la residenzialità studentesca (quindi mantenere anche i posti di lavoro) attraverso la promozione di soluzioni che portino alla residenzialità diffusa ed integrata occupando, a tale fine, anche altri immobili presenti nel territorio cittadino, senza necessariamente marginalizzare la vita degli studenti e delle studentesse che scelgono la nostra università.

Inoltre, sarebbe un passo avanti per la tranquillità di tutti e tutte che la stessa Presidente chiarisse se la proroga per l’utilizzo della struttura “Campomizzi” riguarda tutte e tre le palazzine o solamente quella centrale, sede anche degli uffici amministrativi.

Questo, insieme ai dati esatti sulle domande ad oggi pervenute e sulle modalità che si intendono adottare per dare risposta a studenti e  studentesse eccedenti le 80 unità,  sarebbe un elemento di conoscenza fondamentale anche alla luce dell’atto, pubblicato sull’albo pretorio dell’ADSU, che affida il servizio di portierato per una sola delle tre palazzine, a partire dal 1° ottobre ad un nuovo appaltatore, riducendo da subito il servizio di oltre due terzi delle attività precedentemente svolte.

Non ci accaniamo, en passant, a definire quanto meno inopportuna anche alla scelta di destinare agli studenti e alle studentesse straniere solo 5 degli 80 posti letto.

 È ormai palese la scelta aziendale di ridurre i posti letto per la residenzialità pubblica. Scelta dettata da una continua e sistematica riduzione dei costi che limita l’accesso alle studentesse e agli studenti ed impoverisce il sistema pubblico degli alloggi e dei servizi per il diritto allo studio nella nostra città, sempre meno città della cultura e della conoscenza.

L’ADSU continua ad essere caratterizzata da scelte contrarie alle necessità reali del nostro territorio, della popolazione studentesca e del mondo del lavoro. Ancora una volta dobbiamo ribadire la necessità di una condivisione delle scelte e degli indirizzi da parte delle amministrazioni deputate alla gestione pubblica del diritto allo studio, perciò chiediamo l’attivazione immediata di un tavolo tecnico e di confronto con tutti i portatori di interesse, affinché si possa realmente rilanciare un sistema integrato di servizi che tenga insieme il diritto allo studio ed il diritto al lavoro, e  che porti gradualmente alla scelta di azioni collegate relative ad un’attenta e puntuale progettazione e programmazione del territorio.

Riteniamo di non poter più accettare che scelte come quella di delocalizzare lo studentato siano fatte in assenza di accordi con i servizi principali: trasporti e mensa.

A proposito di mensa qualcuno deve forse indicare agli studenti e alle studentesse dove si troveranno mensa, aule studio e tutti servizi necessari a rendere questa città attrattiva, inclusiva ed accogliente.

Per tutto quanto sopra, proseguendo nella nostra campagna di mobilitazione, comunichiamo che verranno messe in atto ulteriori forme di lotta al fine della tutela del diritto allo studio e al lavoro».

CGIL L’Aquila, Francesco Marrelli – FILCAMS L’Aquila, Andrea Frasca – FLC L’Aquila, Miriam Anna Del Biondo

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