Un Cioccolatino Storico. “Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris”, storia e significato del Mercoledì delle Ceneri

AVEZZANO- Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti al consueto appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. Oggi è il Mercoledì delle Ceneri giorno che segna l’inizio del percorso quaresimale che ci porterà, prima alle celebrazioni del triduo pasquale, e poi alla gioia della Pasqua. E’ un tempo forte e un tempo di penitenza: ma vi siete mai chiesti l’origine di questa giornata? In qualche modo oggi proveremo nel darvi una spiegazione che si perde tra la fede e la storia.

Una delle prime “cose” che vanno sottolineate è che il mercoledì delle ceneri è strettamente legato al concetto di penitenza/pentimento: idea che proveniva dal mondo ebraico. Anticamente gli ebrei, il Popolo Eletto, esprimevano la loro penitenza coprendosi il capo di cenere e vestendosi con il cosiddetto cilicio (Stoffa grossolana di pelo di capra o di crini di cavallo, ispida e pungente).

Un classico esempio ce lo fornisce la Bibbia in particolar modo il Libro di Giuditta. Nel capitolo 9 versetto 1 troviamo scritto così: “Allora Giuditta cadde con la faccia a terra e sparse cenere sul capo e mise allo scoperto il sacco di cui sotto era rivestita e, nell’ora in cui veniva offerto nel tempio di Dio in Gerusalemme l’incenso della sera”. Viceversa, passando al Nuovo Testamento, nel vangelo di Matteo capitolo 11 versetto 21 troviamo Gesù che usa parole forti contro le città di Betsaida e Corazin: “Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere”.

Ed ora veniamo alla storia della chiesa. I Padri e Scrittori della chiesa come Ambrogio, Cipriano, Girolamo e Tertulliano (giusto per citarne alcuni) alludendo alla pratica penitenziale in cinere et cilicio si riallacciano alle “Penitenze comuni” molto in voga nella chiesa del V-VI secolo d.C.: in questo caso, i penitenti (autori di gravi peccati) indossavano un vestito di sacco e si cospargevano il capo di cenere. Tale periodo durava dal mercoledì delle ceneri al giovedì santo.

Qualcosa cambiò- fortunatamente- nel VII secolo! I penitenti si confessavano direttamente al sacerdote e non avevano “bisogno” di una penitenza pubblica. Ovviamente era ad appannaggio del presbitero e della gravità del peccato se il penitente doveva indossare il cilicio e coprirsi il capo con la cenere: eventualmente, il penitente, doveva ritirarsi in una chiesa per espiare le proprie colpe e poter rientrare attivamente nelle funzioni religiose comuni.

Come per la Chiesa anche per il mercoledì delle ceneri qualcosa mutò, in meglio. Nell’XI secolo venne redatto il primo formulario per la benedizione delle ceneri che venivano impartite sulla testa dei penitenti. Vi siete mai chiesti come vengono prodotte le ceneri di questo mercoledì particolare? Le ceneri provengono dalla combustione dei rami d’ulivo della Domenica delle Palme dell’anno precedente.

Infine, prima del Concilio Vaticano II (1962-1965) la formula che il sacerdote usava mentre imponeva la cenere sul capo era la seguente:Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris” ovvero “Ricordati, uomo, che polvere sei e in polvere ritornerai” fu papa Paolo VI che, a seguito della riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II adottò l’attuale formula “Convertiti e credi al Vangelo”.

Un Abbraccio storico e Buon inizio di Quaresima.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *