“Uomo della Pioggia” che trasse energia elettrica dagli alberi. Conosciamo Pier Luigi Ighina, genio imolese sottovalutato perché stravagante

Pazzo? Millantatore? C’è chi dice che quest’uomo,  al pari di Tesla sia stato un genio le  cui invenzioni hanno fatto tremare il “potentato economico”: mi riferisco a Pier Luigi Ighina. Volete sapere qualcosa di lui? Ecco qua.

Chi era?

Era un signore nato nel 1908 a Milano e morto a Imola nel 2004. Da sempre affascinato dal mondo dell’elettromagnetismo dedicò la sua vita a realizzare invenzioni incredibili, a volte non accettate dalla scienza ufficiale poiché giudicate troppo stravaganti. Non lo presero molto sul serio, ma le sue scoperte e realizzazioni erano a dir poco rivoluzionarie. Attenzione: la sua parabola fu simile a quella di Tesla, genio misconosciuto, con una differenza: il suo pensiero era talmente avanti nei tempi che solo oggi se ne comincia a comprendere qualcosa.

Esperto in elettromagnetismo, da giovane lavorò come collaudatore prima alla Magneti Marelli, poi alla CGE e successivamente alla prestigiosa Ansaldo Lorenz di Genova. Nel 1926 scelse di arruolarsi come volontario nella Marina Militare dove fece il primo incontro con Guglielmo Marconi con il quale, pare, avesse collaborato segretamente per portare avanti gli studi sul Ritmo Sole-Terra.

Rimase al suo fianco per più di dieci anni facendo le più autorevoli scoperte, come la separazione e l’emissione del Monopolo Magnetico Positivo e Negativo da una elettrocalamita richiedendo, a suo tempo, al Ministero dell’ Industria il rilascio del brevetto per l’invenzione.  

Cos’è il Monopolo? Tanto per cominciare non è un gioco da tavolo. Nel campo dell’elettromagnetismo un “monopolo magnetico” sarebbe  una particella, costituita da un solo polo magnetico.

Il magnetismo

L’atomo magnetico

La sua fisica era particolare. Affermava che: “l’atomo non oscilla, ma pulsa, non si può dividerlo, sarebbe però possibile dividere la sua energia, ma non l’atomo stesso”. Secondo lo scienziato esiste un “atomo magnetico” che è più piccolo rispetto agli altri atomi. Possiede una pulsazione più veloce ed ha la caratteristica di “imprimere il movimento a tutti gli altri atomi, diventando così il promotore di essi”.

Inoltre, stando a lui, tutte le forze esistenti in natura sono il riflesso diretto e indiretto di un unica forza primordiale: l’energia che scaturisce dal Sole.

Questa forza, sbattendo qua e là ritorna indietro e ricomincia daccapo tutta la giostra. L’energia solare si espande in modo spiraliforme, poiché il sole gira su se stesso ed è l’unica entità attiva nel nostro sistema. Tutto il sistema solare è pervaso da questa energia spiraliforme. Dopo di che mi arrendo perché ho terminato la mia materia grigia.

Costruì il regolatore di vibrazioni atomiche magnetiche che si basa proprio su quella energia dell’atomo magnetico con la quale  si potrebbe produrre energia elettrica, ottenere il completo controllo meteorologico, neutralizzare i terremoti, investigare il sottosuolo alla ricerca di giacimenti petroliferi o falde acquifere, aumentare i raccolti agricoli e via discorrendo.

La macchina per la pioggia

A seguito dei suoi studi realizzò una sorta di “affare” col quale riusciva a causare le precipitazioni o a diradare le nuvole. L’ ”aggeggio” era composto da una grossa elica di elicottero rivolta verso l’alto e da due gruppi di tubi: i primi si trovavano in superficie, i secondi sottoterra. Entrambi erano pieni di polvere d’alluminio. Secondo la sua tesi i tubi si caricherebbero con l’energia solare. Quando l’apparecchio emetteva energia di segno positivo le nuvole (anch’esse “positive”) si allontanavano mentre, al contrario, inviando energia di “polarità negativa” le nubi erano attratte scatenando la pioggia.

Davanti alle telecamere del giornalista Bernardo Iovene, nella trasmissione ‘Report’ del 1998, dimostrò come si poteva aprire uno squarcio nel cielo nuvoloso nel giro di pochi minuti. Una inchiesta molto più recente di Voyager riportò un interessante aneddoto riguardo la macchina per la pioggia.

Imola e Ighina

Ighina  era uno dei pochissimi che viveva all’interno dell’autodromo di Imola . Essendo una persona amante della tranquillità era molto disturbato dalle macchine che gli correvano praticamente sotto casa. Nonostante una dura battaglia con l’organizzazione del gran premio, rimanendo inascoltato, decise di vendicarsi a suo modo… .

In occasione del gran premio di formula uno fece piovere diverse volte. Durante alcune giornate di sole, poco prima della partenza, si scatenavano veri e propri nubifragi che lasciavano sbalorditi tutti gli esperti di meteo e gli stessi organizzatori del GP. Consultando le statistiche si notò che durante quei giorni, si era nel periodo estivo, c’era un eccessivo tasso di piovosità. Gli organizzatori convinti che la causa era lui, lo contattarono affinché si astenesse da quella forma di boicottaggio. Delle due una: o il nostro genio aveva ragione e le sue teorie erano valide o gli organizzatori dell’allora Gran Premio di Imola erano di una ignoranza e creduloneria da far spavento!

Sempre a proposito della “macchina della pioggia” Ighina ebbe a dire: “Ho mandato questa idea in Africa. Sa cosa mi hanno detto? Se la prenda e la porti via perché noi guadagniamo sulla mancanza di acqua”.

Ighina e Imola

La valvola antisismica

Ancor più sorprendente è la sua valvola antisismica. Il 2 gennaio 1996 un terremoto con due epicentri aveva colpito Faenza e Modena. Imola, posta tra queste due città e dove era situata la valvola antisismica di Ighina, non fu nemmeno sfiorata dall’accadimento. Nessuno ne fece parola.

La posizione della scienza ufficiale nei confronti delle novità (Tesla ne fu vittima) è chiaramente spiegata dal professor Giuliano Preparata. Nel programma “Reporter”, alla domanda di Milena Gabanelli se Ighina fosse un ciarlatano come tanti il professore rispose riferendosi ad alcuni famosi e bizzarri teorici: “… Non hanno nessun aspetto della ciarlataneria. Sono persone che probabilmente hanno scoperto delle cose nuove, incomprensibili all’interno della visione generalmente accettata della fisica, e che dovrebbero essere guardate con grande interesse e grande simpatia perché potrebbero aprire degli scenari nuovi“. .

E alla fine?

Nel 2009 apparve un articolo su Repubblica.it a firma di Sara Ficocelli. Nel suo pezzo dal titolo L’albero da’ energia, ora anche elettrica scrive: ”Produrre energia dagli alberi: è ciò che hanno fatto i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT), dimostrando che basta mettere un elettrodo su una pianta e un altro nel terreno per ottenere una scarica di circa 200 millivolt, sufficiente ad attivare un piccolo circuito elettrico”. In realtà esiste un documento tratto dal libro del suo assistente Alberto dal titolo: ”Pier Luigi Ighina, un profeta sconosciuto” che racconta come, il genio imolese, collegando il negativo al terreno e il positivo ad una pianta di sambuco, fece illuminare una lampadina. Era il 1968 e quei ricercatori del MIT, magari, non erano ancora nati.

A differenza del multiforme e ingenuo inventore serbo Nikola Tesla, il Nostro non si fidò mai dei potenti. Evitò ogni collaborazione perché riteneva che le sue invenzioni sarebbero state usate per finalità dubbie e a scopo di lucro. Seppure considerato una persona dalle idee strambe, non speculò mai sulla creduloneria di chi lo sosteneva. Dichiarò di non voler brevettare le sue invenzioni, perché “il sapere è una cosa comune ed è giusto che venga utilizzato da tutti”.

Non so se Ighina fosse un visionario o meno. Una cosa è certa: se da una parte fu dileggiato, dall’altra fu guardato con rispetto. Vi saluto da un metro e mezzo di distanza.

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