LFoundry. I timori della Fiom-Cgil sul nuovo assetto societario

Il sindacato chiederà spiegazioni nell’incontro di dicembre al ministero

AVEZZANO – LFoundry Avezzano e passaggio dello stabilimento alla cordata orientale, la Fiom-Cgil dell’Aquila sottolinea i timori ancora in piedi, secondo lei, per lavoro e occupazione e si appresta a chiedere lumi su tutta la procedura e la persistenza dei contratti di solidarietà nell’incontro che si terrà a dicembre al Mise.

Una situazione che, secondo la Fiom-Cgil, resta ancora troppo confusa e che meriterebbe una maggiore chiarezza, soprattutto per rispetto dei lavoratori stessi e dei sindacati.

Elvira De Sanctis Fiom-Cgil L’Aquila

Questa la nota della Fiom-Cgil provinciale: “Ancora ombre sulla vicenda LFoundry. Perché i vertici aziendali scelgono di essere così poco trasparenti sull’affare della vendita dello stabilimento marsicano?
Il 29 luglio avevano diffuso una nota che recitava testualmente così: “…ora LFoundry è posseduta al 100% da WUXI…”. Eppure dalla visura camerale (gli ultimi aggiornamenti sono datati ottobre 2019) risulta invece che a oggi solo il 30% delle quote societarie sono di WUXI, mentre il 70% sono ancora di SMIC. Al di là del significato industriale e finanziario di questa situazione, ancora tutto da capire, è sconcertante la mancanza di rispetto con la quale questo gruppo dirigente agisce nei confronti di lavoratori, organizzazioni sindacali, territorio e istituzioni, accuratamente tenuti allo scuro della reale operazione in atto.

Alla luce di tale atteggiamento opaco, quanto possono essere credibili i piani industriali e le “lungimiranti” strategie presentati dall’azienda? Questa vicenda impone inevitabilmente una riflessione anche sull’utilizzo dell’ammortizzatore sociale in essere, il CDS (messo in discussione dalla sola FIOM-CGIL), di cui stanno pesantemente pagando lo scotto solo i lavoratori. A fronte di nuovo assetto societario e della chiusura della fase di transizione al nuovo sistema di gestione della produzione (secondo quanto dichiarato dall’azienda stessa in sede ministeriale), si direbbe che le ragioni che circa un anno fa indussero al ricorso al CDS siano superate. Per quale motivo, dunque, l’ammortizzatore sociale è ancora in piedi? Qual è l’uso che viene fatto delle risorse pubbliche derivanti dal CDS?

Un dubbio di cui come FIOM chiederemo conto all’azienda in occasione dell’incontro presso il MISE in programma entro dicembre”.

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