Oggetti non volanti ma… identificati. Gli “alieni” provenienti dal… Pianeta Terra!

Gli ufo sono sempre stati oggetto di curiosità da parte degli abitanti del nostro pianeta. Attorno a questo argomento si è detto e si dice di tutto.

Qualcuno vocifera che provengano da lontani pianeti, altri affermano trattarsi di viaggiatori provenienti da universi paralleli e altri ancora che si tratta di veicoli provenienti da civiltà ospitate nel Centro della Terra. Pochi ritengono molto prosaicamente che si tratta di roba nostrana eppure ce ne sarebbe da dire… . Ma vediamo un po’ di quanti oggetti volanti “non identificati” e anche non volanti disponiamo.

L’UFO AMERICANO…

L’Avrocar

Già nel 1956 gli Usa progettavano velivoli a decollo verticale che potessero raggiungere velocità supersoniche. Dalla desecretazione di alcuni documenti è spuntato fuori il Project 1794, Final Development Summary dal quale è tratta l’immagine a lato. Gli allegri ragazzoni americani volevano realizzare un’arma micidiale: un aereo in grado di viaggiare a circa 4.500 chilometri orari alla quota di 19.000 metri: un mezzo senza rivali! Detto fatto si misero all’opera e ne iniziarono la realizzazione presso la famosa base aerea di Wright-Patterson in Ohio. Purtroppo le cose non andarono molto bene. Il progetto, chiamato Avrocar e affidato alla società canadese Avro-Aircraft partorì due piccoli modelli di disco volante. Un affare con un nome così brutto tanto lontano non poteva andare e infatti non ci andò.

L’aeromobile doveva galleggiare su un cuscino d’aria ma era talmente instabile da beccheggiare da tutte le parti come una piadina volante impazzita. Quanto alla velocità, poi, manco a parlarne: si raggiunsero i 55 chilometri all’ora alla incredibile quota di un metro d’altezza. Passano gli anni e si arriva ai nostri giorni e l’American Airforce brevetta un disco volante terrestre che funziona trasformando l’aria circostante in carburante. Un sistema di propulsione al plasma. L’aggeggio sarebbe un drone a decollo verticale del tutto simile ad un disco volante che, a sentire i tecnici, in futuro, sarebbe l’ideale per i voli spaziali.

La spinta propulsiva del drone, denominato “Weav”, Winged electromagnetic air vehicle, (veicolo aereo dalle ali elettromagnetiche)  è basata sulla magnetoidrodinamica (ricordate il film “Caccia a Ottobre Rosso? Il sottomarino funzionava su quel principio).

…QUELLO TEDESCO…

Potevano mancare i tedeschi? Durante la Seconda guerra mondiale la Germania, tra le tante invenzioni, tentò di mettere a punto aerei a forma di “disco”, come il Sack AS-6, che non riuscì mai a volare in modo soddisfacente. Fu il frutto di una idea concepita nel ’39 da Arthur Sack , un costruttore di aeromodelli, che aveva sviluppato la sua produzione attorno ad un’idea particolare: l’ala circolare. Il Generale Udet che in Germania era considerato un asso del volo alla stregua del mitico “barone rosso” si interessò alla cosa e mise a disposizione di Sacks le strutture militari tedesche.

Il povero Sack As 6 in tutta la sua bruttezza

Una storia triste

Il velivolo ebbe i suoi natali prima nel gennaio del 1944 a Lipsia presso la Mitteldeutsche Motorwerke, poi vide la luce nelle officine della Flugplatz Werkstatt nella base di Brandis.

Era un po’ raffazzonato. La cabina di pilotaggio era stata recuperata dai rottami di un Bf 109B sinistrato, mentre il motore era un Argus As.10C-3 da 240hp anch’esso di risulta. Nel febbraio del 1944  il prototipo, effettuò un primo rullaggio di prova e lì cominciarono i guai: il timone non era molto robusto e riportò dei danni strutturali.  I test proseguirono e si danneggiò la gamba destra del carrello. Gli ingegneri rivisitarono il progetto e il velivolo fu aggiornato sempre, però, con pezzi di recupero.

Seguirono altre due prove e si ottenne una torsione della struttura dovuta al momento di coppia del complesso motore/elica. Sack si mise di buzzo buono e tirò fuori un congegno volante con l’ala maggiorata, un motore da 2.000 Hp, elica quadripala, finalmente un nuovo carrello e sei cannoni MK 108. Arrivò la fine del conflitto e il mezzo era ancora là. Finalmente il sottotenente  Franz Roszle, volle portarlo in volo, ma si ruppe di nuovo il carrello e la struttura non tenne. Il governo prese una decisione: rottamò il velivolo e non ci si pensò più! Quando ad aprile del 1945 le truppe americane occuparono Brandis, dell’aereo non se ne trovò più nemmeno una briciola.

…E QUELLO FRANCESE…

Pure i cugini d’oltralpe ci provarono con il Couzinet RC360 Aerodyne. Era un aggeggio ad ala multipla messo a punto negli anni Cinquanta dal francese René Couzinet. Questa bizzarra macchina aveva la forma di un disco volante ed era a decollo verticale cosa molto di moda all’epoca. Credendo al progetto, l’ideatore, realizzò nella sua fabbrica dell’Ile de la Grande-Jatte a Levallois-Perret, un modello in legno in scala 3/5 dell’RC 360 che presentò come il futuro dell’aviazione. Purtroppo il disco volante di René Couzinet non ha mai volato: il governo francese spaventato dall’enorme quantità di danaro richiesto per la realizzazione di quella cosa strana lo considerò assurdo. Couzinet non si perse d’animo e si costruì il proprio disco volante del quale non se ne seppe più nulla.

Il Couzinet RC360

… MA ANCHE I RUMENI NON SCHERZANO!

Pure i Rumeni ci si mettono e tra un vampiro e l’altro ecco che ti tirano fuori Il disco volante ADIFO cioè “All-DIrectional Flying Object”.  È solo un prototipo e consiste in un ufo supersonico quadrirotore, in grado di raggiungere la velocità di un aereo a reazione. Gli ingegneri rumeni Razvan Sabie e Iosif Taposu hanno inteso costruire una sorta di disco volante che avrebbe già superato vari test e sembra essere pronto all’uso. Pare  un grosso drone a quattro rotori e due motori a reazione e la forma ricorda un disco leggermente allungato con un graduale assottigliamento verso i bordi.

L’ADIFO in volo

Essendo in pratica un quadrirotore, ADIFO gestisce le “manovre di decollo, atterraggio e bassa velocità” attraverso quattro ventole intubate. Una coppia di motori a reazione situati nella parte posteriore fornisce una spinta orizzontale. A completare ADIFO una paio di ugelli di spinta laterali situati su ciascun lato del disco che gli consentono il movimento laterale in entrambe le direzioni o di ruotare rapidamente durante il volo. Sua caratteristica l’assenza del “Bang” supersonico. Ora penserete chissà quale cavolo di apparecchio aereo hanno costruito i due tizi e invece no.

Dopo tante premesse l’attuale ADIFO, a detta dei costruttori, “è un modello molto, molto semplice di ciò che abbiamo in mente, la vetta dell’iceberg“.  Intanto, invece dei reattori, si muove utilizzando due piccoli ventilatori elettrici e allo stato dell’arte l’ufo supersonico ha un diametro di circa 1,2 metri. Insomma è solo un modellino!

LA ROSWELL ITALIANA

Era il 13 giugno del 1933 a Vergiate, paese a un tiro di schioppo da Varese. Un oggetto volante non meglio identificato precipitò spargendo a terra i suoi rottami. Accanto al relitto due corpi. Per dodici anni il regime fascista tenne nascosto il rinvenimento dentro a un hangar della Siai-Marchetti sempre a Vergiate. Stando a Roberto Pinotti che è un famoso ufologo, l’oggetto volante aveva una forma cilindrica con una strozzatura vicino al fondo e un oblò su un fianco dal quale emetteva luci bianche e rosse. Gli alieni, conservati sotto formalina e studiati a lungo, erano alti un metro e ottanta centimetri e avevano occhi e capelli chiari: due veri ariani. Sempre l’ufologo di cui sopra ipotizza un interessamento di Benito Mussolini nel ritrovamento.

IL Duce e gli UFO

Un documento dell’epoca

Immaginiamo la vicenda: un paio di trafelati gerarchi fanno una schiamazzante comparsa nella sala del mappamondo a Palazzo Venezia scordandosi pure il saluto fascista:

Duce! Duce!”
Mo cosa c’è bòia d’un mànnd lèder?
“abbiamo trovato un mezzo volante con dentro due spaziali!
Viste le foto il duce esclama: “Mo questi qua son tedeschi! Ragassi miei se quelli son capaci di far ‘ste robbe qui l’è meglio averli amici che nemici!” Il resto è storia.

Che fine fecero quei rottami? Se ne incaricò il gabinetto RS/33 dell’OVRA (“Opera Vigilanza Repressione Antifascismo”) coordinato da Guglielmo Marconi. Terminata la guerra, una volta imballati, andarono in mano agli americani. Ma, parole di Pinotti,  “Stranamente le tre persone che erano a conoscenza del trasporto di quelle casse negli Usa sono morte, due in incidenti di mare, una suicida”.

Alla fine della fiera pare che gli UFO null’altro sono che tecnologia terrestre progettata in siti segreti quali l’Area 51 nel Nevada che ormai tanto segreta non è più e per questo, ogni tanto, sono inevitabilmente intercettati durante i voli di prova.

Vi ricordo che la famigerata Area 51 è usata per il test e la realizzazione di armi speciali. L’elicottero Blackhawk, usato dai Navy Seals per raggiungere il nascondiglio di Bin Laden ad Abbottabad, in Pakistan, col finale che tutti conosciamo, fu costruito proprio qui. Insomma è tutta roba dello zio Sam il quale chissà se un giorno ce ne metterà a parte.

L’ipotesi della origine nostrana di tanti ufo spiegherebbe anche il perché nel dopoguerra cominciarono ad essere avvistati in ogni dove. Che delusione eh? Un saluto da un metro e mezzo di distanza.

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