Strane tendenze. “Tra storia e cronaca… La verità si scopre col tempo!”

In un paese dove esistono tanti misteri, tantissimi, troppi in verità, non si dovrebbero dare giudizi quando muore un personaggio di rilievo perché si è ancora immersi nella cronaca, nella sua nebbia che impedisce di riconoscere le cose.

Basterebbe ricordare che ancora non è storia tutta la faccenda del Vietnam e figuriamoci quella dell’Afghanistan, allora che muore oggi uno che ha fatto storia in tutto il secolo scorso e in parte dell’attuale, si dovrebbe sospendere il giudizio e attendere quei 70-80 anni che dovrebbero acquietare le urla delle folle, per lasciare lo spazio alla riflessione storica, più serena nel formulare giudizi anche scevri da condizionamenti del faziosismo politico.

Bisogna pensare anche che per colpa della politica e delle ideologie, ancora non si riesce a fare i conti col passato della prima parte del ‘900…

E mettono pure la scusa del “secolo breve”: ma quando mai? Chi ha vissuto quel secolo sa bene che 5 anni e altri 6 di guerre non son stati brevi propri per nulla.

Colgo l’occasione per esternare una volta per tutte un mio orientamento personale: mai scrivere libri, girare film o mettere in scena spettacoli teatrali se l’argomento riguarda, più o meno dolorosamente, persone, più o meno direttamente coinvolte, ancora viventi!

Tacito, Svetonio, Plutarco e Tucidide hanno scritto di storia ed oggi li consideriamo storici, ma in realtà erano testimoni e quindi oggi sono fonti, mentre Eutropio era, già allora, uno storico visto che il suo Breviarium ab Urbe condita è una vera storia di Roma dalla fondazione al tardo impero.

Oggi vedo giornalisti che cercano di fare storia, ma a tutt’oggi, o a ieri se volete, l’unica Storia d’Italia, che non risalga al 1800, l’ha scritta Montanelli e dolendosi, per di più, di aver scritto anche un po’ di storia dall’epoca delle Brigate Rosse alla fine del governo Prodi o giù di lì, ovvero poco prima di andarsene da questa terra…

Il discorso dovrebbe esser chiaro…