Babbo Fatale. Quando il “santo giorno” si tinge di rosso… sangue

Il Natale è bello, un afflato di amore ci circonfonde, la televisione ci bombarda con famiglie felici che, lontane dall’essere diabetici, si strafogano tonnellate di panettoni.

Gli abeti risplendono ricolmi di addobbi e lucine scintillanti mentre il presepe è lì che aspetta si riempia la mangiatoia tra il bue e l’asinello con il Santo Bambino.

Parenti e amici si riuniscono attorno alla tavola per divertirsi con i giochi tipici del periodo: sette e mezzo, nove e la immancabile tombola. Nulla esaspera di più gli animi che la tombola, soprattutto quando l’immancabile, ridanciano zio fa, per la settima volta di seguito, cinquina e gli torceresti, sorridendo, il collo.

Sono i giorni  delle festività natalizie in cui tradizionalmente si ritrovano le persone care. Tutto è bello, tutto è pace ma sarà veramente così? Manco per sogno e ora ve lo dimostro.

LA STRAGE DI COVINA

Covina è una cittadina della contea di Los Angeles. È la vigilia di Natale del 2008 e una famigliola sta brindando felice e contenta. All’improvviso ecco entrare Babbo Natale. Non è il classico, panciuto, vecchietto che dispensa doni bofonchiando Oh, Oh, Oh. In spalla non ha il sacco ricolmo di regali ma un lanciafiamme ed in mano una pistola semiautomatica 9 millimetri.

La casa incendiata

Santa Claus si chiama Bruce Jeffrey Pardo. Appena lo vede, la nipotina di otto anni gli corre incontro festosa per salutarlo ma lui gli spara in faccia. La bimba sarà l’unica a salvarsi nonostante la grave ferita. Poi comincia a far fuoco contro i presenti che, visto come s’erano messe le cose, scappavano di qua e di là terrorizzati.

L’uomo aveva perso, in estate, il lavoro da elettricista, affrontato un matrimonio fallito e un divorzio difficile conclusosi una settimana prima. Covava rabbia contro l’ex moglie accusata d’avergli portato via soldi, l’affetto dei tre figli e la dignità… . Insomma aveva intenzione di fare una “chiacchierata” con l’ex consorte Sylvia. Non contento d’avere ammazzato otto persone tra cui gli ex suoceri e l’ex coniuge, incendia pure la casa. Onorata in questo modo la festività si rimette in macchina: voleva fuggire, ma essendosi ferito rinuncia. Il giorno di Natale Bruce Jeffrey Pardo sparerà anche a sé stesso tanto per finire l’opera. Quando si dice “fare la festa“.

IL MASSACRO DELLA FAMIGLIA LAWSON

Ci spostiamo a Germanton nella Carolina del Nord. I Lawson erano una arzilla famiglia di campagnoli. Pochi giorni prima del Natale, il papà Charlie Lawson, la moglie Fannie, i sette figli e la neonata Mary Lou andarono in città per acquistare alcuni vestiti. Volevano farsi fare un bel ritratto per cui servivano abiti nuovi per l’occasione.

La famiglia Lawson

Tutto sembrava andare per il meglio e invece proprio il giorno di Natale, Charlie, nascosto nel fienile, spara alla secondogenita Marie e alla piccola Maybell uccidendole.

Poteva mancare la moglie Fannie? Certo che no e così la fa fuori con una bella sventagliata di pallottole proprio nella veranda della loro casa. Dentro l’abitazione, i due figlioletti Raymond e James di due e quattro anni, uditi gli spari, spaventati, cercano di nascondersi ma nulla sfugge al babbo che li scova e li fredda sul posto.

Tocca poi alla fantolina Mary Lou che si unisce al gruppo dei trapassati. La polizia trova i corpi composti, con le braccia incrociate sul petto e il capo poggiato su dei sassi. Il figlio maggiore Arthur si salva: il padre lo aveva mandato, la sera precedente alla strage, a fare una commissione. Manca all’appello papà Charlie. Lo cercano ovunque e alla fine lo ritrovano: suicidato nel bosco vicino casa.

Una cugina, pubblicò quella che sarebbe stata la verità in un libro dal titolo “White Christmas, Bloody Christmas”. Pare esistesse una relazione incestuosa tra il padre Charlie e la secondogenita Marie la quale avrebbe, al momento della sua uccisione, portato in grembo il figlio del genitore. La realtà spesso supera la fantasia.

L’ENIGMA DELLA FAMIGLIA SODDER

Fayetteville, West Virginia. John Denver, il famoso cantante, dedicò la canzone “Country Road” a questo stato (dopodiché morì schiantandosi con un aereo).

È sempre la Vigilia di Natale. Anche qui si tratta di una famiglia piuttosto numerosa ma di origine italiana. George (in realtà si chiamava Giorgio Soddu, nome e cognome successivamente americanizzati) e Jennie Cipriani sono i felici genitori di una compagine di dieci figli le cui età va dai tre ai ventitré anni. Giorgio era emigrato per cercare fortuna negli Stati Uniti. Stabilitosi successivamente in West Virginia, fondò una piccola compagnia per il trasporto del carbone.

La vicenda

La famiglia si stava dedicando all’apertura dei doni natalizi. Mamma Jennie, anche se era ancora presto, stanca, decise di andare a dormire lasciando i figli ai loro pacchetti. Passarono pochi minuti quando squillò il telefono. La signora Sodder rispose e la voce di una donna le chiese di passarle una certa persona. Jennie disse di non conoscere nessuno con quel nome. In risposta una risata stridula. Passarono ancora alcuni minuti e si udirono dei rumori sul tetto dell’abitazione: la casa stava bruciando. Tutti riescirono a fuggire, tranne quelli che dormivano al piano superiore, Maurice, 14 anni, Martha, 12, Louis, 9, Jennie, 8 e Betty, 5.

Il monumento

I tentativi di chiamare i pompieri furono inutili: i fili del telefono risultarono tagliati. George Sodder tentò di salvare i cinque bambini da solo, arrampicandosi sul muro e rompendo il vetro della finestra del secondo piano a mani nude. Sanguinante, cercò, poi, disperatamente, la scala che aveva lasciato nelle vicinanze, ma non la trovò. Indomito, pensò di usare uno dei camion adibiti al trasporto del carbone, posizionandolo sotto la finestra per far scendere i bambini. Entrambi i camion non partirono, nonostante il giorno prima funzionassero perfettamente. Il mattino vide i due genitori vagare tra le ceneri per recuperare i cadaveri dei giovinetti ma di loro nessuna traccia. La telefonata prima e l’incendio dopo erano un diversivo per rapirli.

I figli dei Sodder? Mai trovati. Pare che la mafia fosse coinvolta. George, infatti, si occupava del trasporto di carbone, cosa che suscitava gli interessi di Cosa Nostra. Prima di morire George e Jennie hanno eretto un monumento con l’esortazione: “Non è mai troppo tardi per indagare”, una pia illusione.

JONBENET RAMSEY

Periodo d’amore eh? Continuiamo a sfogliare le pagine dell’almanacco dei Natali passati ed ecco quello che accadde a questa povera ragazzina e poi ditemi.

JonBenet era una “Reginetta di bellezza”, non so se avete presente quelle bambinette che certe madri americane travestono da Barbie e le gettano in pasto a dei folli concorsi di bellezza. La mattina di Natale del ‘96, JonBenet scomparve nel nulla. La madre sosteneva di aver ricevuto una richiesta di riscatto ma poche ore dopo il padre, John, trova il cadavere della fanciullina nel seminterrato della casa. Purtroppo avendola presa in braccio per portarla in casa contaminò la scena del crimine.

Secondo il medico legale la morte della piccola era stata causata da un urto della testa contro qualcosa di aguzzo che le procurò una grave lesione. Successivamente era stata anche strangolata a morte.

La cosa veramente terribile della vicenda furono i segni di abusi sessuali continuati rinvenuti sul suo corpo. I genitori ed il fratellino maggiore subirono l’accusa di occultamento di cadavere. Gli inquirenti, infatti, ipotizzarono una disgrazia avvenuta mentre i due fratellini litigavano e che i genitori avevano voluto coprire il figlio, omicida, inscenando il rapimento. Successivamente, nel 2019, Gary Oliva, un pedofilo detenuto per un’altra condanna, confessò, in una lettera a un amico, di essere l’autore dell’omicidio di JonBenét Ramsey.

https://www.youtube.com/watch?v=kGBmc3AQfSA

L’OMICIDIO DI LACI PETERSON

Modesto, California. Altra festività felice. Laci Denise Peterson ci rimise la ghirba assassinata e incinta di otto mesi del suo primo figlio. L’ultima volta che qualcuno la vide viva era il 24 dicembre 2002. Quella stessa notte i genitori di Laci e suo marito Scott Peterson, ne denunciarono la scomparsa.

Il marito apparve agli inquirenti stranamente calmo, al punto che se ne era andato tranquillamente a giocare a Golf. Ma proprio lui era l’indiziato numero uno perchè da molti mesi era coinvolto sentimentalmente con Amber Frey una giovane madre single.

Il ritrovamento

Scott e Laci Peterson

Il 13 aprile 2003 una coppia che passeggiava con il cane ritrovò, in una zona paludosa della costa della baia di San Francisco nel parco regionale costiero di Point Isabel di Richmond, a nord di Berkeley, un feto.

Il giorno dopo, un passante rinvenne, sulla costa rocciosa orientale della baia a un miglio di distanza dal macabro ritrovamento del feto, il corpo di una donna incinta che indossava pantaloni beige e un reggiseno premaman. Il corpo era privo della testa e delle gambe. Gli inquirenti arrestarono il marito, Scott Peterson, mentre tentava la fuga. La sentenza per l’omicidio della moglie e per quello del figlioletto riportava nel dispositivo la condanna per omicidio di primo grado della moglie e di secondo grado per quello del figlio, Conner, mai nato. Il 24 agosto 2020 l’uomo vide annullata la sentenza di morte ma trovò alloggio nella prigione di stato di San Quentin: forse era meglio morire.

Questa è una piccola parte degli omicidi natalizi avvenuti oltreoceano. Ma anche noi non scherziamo. Lo scorso anno, il giorno di Natale un uomo è stato assassinato con delle coltellate a Monterotondo vicino Roma per il possesso di una baracca. Potrei continuare ancora. E c’è chi parla del Natale e di Bontà… andiamo… . Il mondo è abitato dall’ “Homo homini lupus” chiedetelo a Hobbes se non ci credete! Ma poi, diciamocelo, di tanti giorni proprio quello di Natale… questa è efferatezza! Tanti auguri a tutti e occhio alle feste… .