Terzapagina – Il mondo dei virus ed una rivista del 2010…

Settembre 2010, il numero 505 della Rivista “Le Scienze” arriva in edicola riportando un ampio dossier sui virus, qualificato come “Il nemico invisibile”. E’ un insieme di articoli forse passati inosservati, ma rileggerlo oggi per caso ha un effetto particolare. Nel suo insieme il dossier mette in guardia contro la possibile proliferazione futura di virus ad alta capacità di incidere sulla società umana e sul fatto che in certe aree del mondo potrebbero esistere dei veri e propri incubatori per questa forma di vita/non vita.

Una prima notizia ivi riportata riguarda i ricercatori del Mational Institute of Allergy and Infectious Diseases diretto da Gary J. Nabel che stava lavorando su un possibile “vaccino contro tutte le influenze”, basato su un meccanismo operante sulla emoagglutinina, ovvero la proteina a forma di fungo che tappezza i virus influenzali umani (cfr. a pag. 33 del dossier). Dopo 10 anni non si è saputo più nulla di questa cosa! E’ un ramo di ricerca abortito? Non se ne sa più nulla.

Il dossier mosse le sue azioni a partire dalla Conferenza mondiale dal 19 al 21 settembre a Venezia in quell’anno del 2010. Nel dossier è ampiamente riportato il fatto che zanzare della specie Aedes siano responsabili della trasmissione del virus della febbre chikunguya, così come pure il virus della West Nile che fu detectato in Italia sugli equini nel 1998. Il chikunguya fu responsabile di una epidemia alla fine del 2004 e tra il 2005 e il 2007. In Emilia Romagna furono registrati dei casi conseguenti all’arrivo dall’India di un soggetto malato. Sempre nel dossier si evidenziò la invasività, aumentata, del virus della dengue, ovvero quattro specie della famiglia dei Flavivirus, anche essi propagati dalla zanzara Aedes in particolare aegypti.
La raccomandazione primaria, in relazione a questi fatti, fu quella di approfondire gli studi sul vettore e sulla trasmissibilità.
Il dossier proseguì spiegando a cosa fosse dovuta la sorpresa per le epidemie di aviaria e di influenza suina e le capacità combinatorie di alcuni virus influenzali.

La diffusione del virus N1N1 e del H5N1 colsero di sorpresa la comunità scientifica nel 2003 e un articolo a firma di Isabella Monne e Ilaria Capua mise l’accento sul fatto che “…fosse necessario un nuovo approccio per tentare di anticipare epidemie e pandemie…”. In particolare fu posta l’attenzione sul fatto che i nuovi virus stessero facilmente saltando la barriera animale-uomo. In quella sede venne suggerito anche un approccio teso a studiare il meccanismo dei virus di ingannare il sistema immunitario umano. Venne affrontata all’epoca anche la nuova tecnica di produrre vaccini con la reverse vaccinology, partendo cioè dal genoma del patogeno.
Il sottinteso dell’intero corpus trattato era quello di sollevare il drappo che sembrava coprire la ricerca virologica, per avvisare che sarebbe stato necessario investire nella ricerca allo scopo di prevenire la insorgenza di nuove forme virali, di nuovi patogeni anche molto aggressivi. Gli anni a venire dopo quella pubblicazione sarebbero stati una conferma: Ebola, Sars, Mers e ora COVID-19, anche tenendo presente la parentela più o meno esplicita degli ultimi tre.

C’è da chiedersi che fine abbiano fatto le raccomandazioni di quel numero della rivista e, soprattutto, se siano state almeno in parte seguite…

La copertina del dossier delle Scienze

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